Quel colpo di pistola, partito forse accidentalmente la notte di Capodanno dal revolver del deputato Pozzolo di FdI, in realtà è stato un colpo di flash, che ha illuminato una scena altrimenti inosservabile. Le cronache, che si concentrano sul fatto che un deputato di FdI girasse armato e con il colpo in canna la notte di Capodanno, descrivono una situazione che merita di essere fissata e messa in relazione con un altro fatto, che fin ad ora (mi pare) nessuno abbia collegato.
Alla festa organizzata nella proloco di Rosazza, comune in cui è sindaca la sorella di Delmastro, partecipavano una trentina di persone (non proprio la folla di una piazza gremita) e tra queste oltre al sottosegretario Delmastro, gli agenti della sua scorta e pure i famigliari di almeno un agente, visto che la vittima dell’inopportuno colpo di pistola è indicato come il marito della figlia di uno degli agenti della scorta di Delmastro.
A me è capitato in questi anni di frequentare persone sotto tutela e di frequentarle in circostanze molto diverse, a volte in occasioni istituzionali, a volte informali (tipo appunto compleanni, matrimoni etc). In molte di queste circostanze ho potuto notare ed apprezzare il rapporto stretto, di reale, umano oltre che professionale, supporto che il personale delle scorte aveva con i soggetti tutelati ed ho sempre pensato che fosse una sorta di “doppia” protezione, assicurata dalla maturità degli agenti, verso persone che spesso non patiscono soltanto il rischio della ritorsione criminale, ma anche una considerevole dose di stress, quando non di vera e propria solitudine. Per questo ho a mia volta sedimentato negli anni un profondo rispetto per i “ragazzi delle scorte”, che quasi sempre sono veri e propri con-sorti del tutelato, purtroppo fino a condividerne la morte.
Ma non ho memoria di circostanze nelle quali ad un medesimo evento, di cui non fosse protagonista proprio un agente di scorta (matrimoni, battesimi…), si ritrovassero oltre alla scorta, al protetto, anche i congiunti degli agenti di scorta. Mai. C’è qualcosa di male in tutto questo? No, per carità: niente di male in generale. Ma in questo specifico caso, varrebbe la pena fare qualche verifica in più.
Il sottosegretario Delmastro, infatti, è il braccio destro del ministro della Giustizia Nordio e per conto del titolare del dicastero ha la delega alla gestione delle carceri, così per altro si spiega come mai a fare da scorta al Sottosegretario siano agenti della Penitenziaria, cioè il corpo di Polizia che dipende dal Ministero della Giustizia e che si occupa appunto della sicurezza nelle carceri. Conviene ricordare che il servizio di scorta e tutela può infatti essere realizzato da tutti i corpi di Polizia, civili e militari, ed in qualche caso anche dagli agenti dei servizi di sicurezza della Repubblica (i servizi segreti, insomma).
In Piemonte ci sono almeno quattro Procure della Repubblica che indagano su presunti abusi e violenze avvenuti nelle carceri piemontesi e puntualmente denunciati anche dai garanti locali dei diritti delle persone private della libertà personali. Abusi e violenze che sarebbe stati inflitti da agenti della penitenziaria.
Poco prima di Natale, grazie ad un pezzo di Elisa Sola su Repubblica (dio benedica i giornalisti liberi e li protegga dai bavagli!) apprendevamo della sconcertante “rimozione” del comandante del Nucleo investigativo della polizia penitenziaria, Roberto Streva, al quale le Procure procedenti avevano delegato le indagini sui presunti abusi nelle carceri.
Sulla vicenda della “rimozione” di Streva ho auspicato che il governo chiarisse quanto prima in sede parlamentare, perché se di “rimozione” si dovesse essere trattato, allora il fatto sarebbe grave al punto da giustificare la richiesta di immediate dimissioni del responsabile politico apicale della catena di comando amministrativa: il ministro della Giustizia e prima di lui del Sottosegretario delegato, cioè Delmastro.
E così torniamo al colpo di pistola di Capodanno che è stato invece uno straordinario colpo di flash.
Alla festa della sorella-sindaca di Delmastro, chi era presente? In particolare quanti altri agenti della penitenziaria e loro famigliari? Qualora dalle verifiche fatte si apprendesse che non era presente soltanto il “genero di un agente”, ma anche altri, sarebbe lecito approfondire la qualità dei legami tra il sottosegretario Delmastro e gli ambienti della penitenziaria piemontese? E se si dovesse scoprire che questi rapporti sono rapporti di convivialità abituale non sarebbe lecito ipotizzare un conflitto di interessi tra il Delmastro-amico ed il Delmastro sottosegretario responsabile della sicurezza nelle carceri? Sarebbe tollerabile per il governo una (altra) situazione del genere? La Colosimo che presiede l’antimafia e che pure nel video “buon anno” cita le parole di Borsellino sulla intransigente ricerca della verità, non ha niente da dire?