Comincia male per il mondo cattolico il 2024. Comincia male perché tace una voce essenziale dell’informazione religiosa. Dove per informazione si intende esattamente ciò che la radice della parola suggerisce: fornire ciò che può dare forma alle scelte e alle opinioni. Lo strumento, che ora non c’è e di cui già si sente fortemente la mancanza, si chiama Il Sismografo, un sito multilingue che abbraccia gli eventi e gli interventi che si accavallano nel mondo cattolico attraverso cinque continenti.

La sua ricchezza, la sua cura nel portare all’attenzione ogni fatto che interessi l’universo religioso in rapporto alla società, la politica, il dibattito teologico e le relazioni tra i diversi protagonisti della vita ecclesiale… la sua curiosità nell’esplorare ciò che nel cattolicesimo avviene nell’incontro e scontro con i grandi temi contemporanei, si tratti del gender o della guerra… il suo non limitarsi all’orizzonte vaticano al punto da lasciare spazio alle voci che mettono lo stesso papa – i suoi atti, il suo carattere, i suoi errori – sotto la lente d’ingrandimento…hanno fatto del Sismografo uno strumento di comprensione che non interessa soltanto i cattolici ma i diplomatici, i credenti di altre religiosi, le persone di cultura, i sociologi, chiunque voglia capire cosa succede nella cattolicità.

A fondarlo è stato diciassette anni fa Luis Badilla, cileno, dalla lunga traiettoria politica ed esistenziale. Basti dire che ha iniziato da presidente dei giovani cattolici al tempo di Allende, impegnato nella rivoluzione pacifica stroncata dal golpe di Pinochet appoggiato dagli Stati Uniti. Meriterebbero una biografia i zig zag del suo percorso da Santiago all’Italia, alla Radio Vaticana, fino a prendere in mano la questione di una vera informazione poliedrica sul mondo cattolico, fondando il Sismografo nel 2006.

Se all’inizio l’obiettivo poteva essere quello di aiutare il pontificato di Benedetto XVI a capire l’importanza dell’informazione in rete e soprattutto la necessità di reagire rapidamente alle notizie che il web veicola in tutto il mondo – si pensi soltanto all’incredibile gaffe di Ratzinger nel riaccogliere in senso alla Chiesa cattolica un vescovo scismatico lefebvriano negazionista dell’Olocausto – con gli anni il Sismografo ha maturato un’indipendenza di pensiero assoluta. Nella convinzione, e qui parla il credente Badilla, che “si ama la Chiesa solo con la verità e non con la menzogna”.

Il rischio di tanti esponenti di gruppi che operano in rete è naturalmente di sentirsi in possesso esclusivo della (immaginata) verità e quindi di contribuire a quello scontro tra “lupi rapaci” che Francesco ha descritto nel suo discorso prenatalizio alla curia romana. In questo peccato Badilla non è caduto. La sua integrità si è manifestata nell’ascoltare e rilanciare accuratamente anche prese di posizione e opinioni che non condivideva o di cui non era pienamente convinto: un servizio all’intelligenza di chi avrebbe utilizzato il sito.

E’ stato certamente un lavoro faticoso, in cui è stato robustamente assistito da Roberto Calvaresi. Eppure, semplicemente scorrendo l’elenco degli articoli messi quotidianamente in rete e mantenuti anche ora come ultima testimonianza, si vede la ricchezza del materiale fornito ai lettori del tutto gratuitamente. Si spazia dal processo Becciu alla decisone del presidente polacco Duda di firmare una legge che reintroduce i fondi statali alla fecondazione in vitro, dai programmi di una diocesi cattolica nel Sud-Sudan, alle traversie di un vescovo braccato nel Myanmar, dai bombardamenti su Gaza allo scandalo Rupnik, dall’Ucraina alla beatificazione di un grande protagonista del dopo-Concilio come il cardinale Eduardo Pironio, all’annuncio di un convegno internazionale a Macao per riflettere sul posto della Chiesa cattolica in Cina.

Avvicinandosi il Natale Luis Badilla ha annunciato lo stop della sua impresa. Pesano, ha spiegato, i malanni che hanno reso delicata la sua salute. Ma pesa anche – lo si coglie da una serie di editoriali pubblicati in occasione della condanna dell’ex cardinale Becciu – il disgusto per una sentenza che il giornalista ritiene “fatta di cartapesta”, prefabbricata. La vicenda è forse più complessa. Ma non è questo il punto adesso. La domanda ora è un’altra: si può rinunciare ad uno strumento così utile per orientarsi nel mondo di una comunità di oltre un miliardo e trecento milioni? Non si tratta di fare un elogio tipo condoglianze a chi ha fondato il Sismografo. Al contrario. Questa creatura dovrebbe continuare a vivere proprio perchè è stata un’invenzione riuscita.

Realisticamente le prospettive sono due. O un’istituzione di ricerca cattolica o laica viene in soccorso a Badilla e sotto la sua guida si organizza una struttura che possa continuare autonomamente l’impresa. Oppure fra le tante accademie cattoliche o i diversi centri studi di impronta laica qualcuno decide di costruire un sito in grado di proseguire il lavoro di informazione libera sull’universo religioso. In altre parole un Sismografo serve assolutamente.
Il momento storico lo esige. La fase finale del pontificato bergogliano apre molti interrogativi sulla successione necessaria per chiudere le ferite di una guerra civile decennale interna al mondo cattolico e per indicare la strada di una Chiesa riformata sorretta dal consenso. La mancanza di una larga partecipazione dei fedeli alla vita religiosa complica il problema. Una ragione di più per dare spazio a tutte le voci e le domande.

Per il cattolicesimo è finita l’era degli schemi, la sfida – a suo modo – riguarda una rifondazione.

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