Biglietti per la prima del Teatro alla Scala per il sottosegretario all’Economia Federico Freni (prima governo Draghi e poi Meloni). C’è anche questo tassello nel mosaico dell’inchiesta romana sugli appalti Anas che ha portato ai domiciliari Tommaso Verdini e nuovamente nel registro degli indagati il padre Denis. Tra gli indagati anche Domenico Petruzzelli “responsabile presso la sede centrale di Anas della struttura ‘Assetti Infrastrutturale Rete’” che per i pm “indebitamente riceveva da Tommaso e Denis Verdini e da Fabio Pileri utilità consistite nel loro intervento in sedi politiche ed istituzionali (tra gli altri presso Federico Freni, sottosegretario al Mef., presso Massimo Bruno, Ferrovie dello Stato, presso Diego Giacchetti, Anas) per la conferma in posizioni dirigenziali di Anas o per avere un ruolo apicale in Autostrade del Lazio o comunque la ricollocazione in ruoli apicali ben remunerati di società private o di organismi di diritto pubblico”. Bruno, Freni e Giacchetti non sono indagati.
Proprio monitorando Petruzzelli emerge l’interessamento dei Verdini junior per i biglietti. È il dicembre del 2021 ed è ancora in carica come premier Mario Draghi. Come racconta la Repubblica pochi giorni prima di un incontro tra Freni e Petruzzelli, Tommaso Verdini è intercettato intercettato e secondo gli investigatori della Guardia di finanza e gli inquirenti della procura di Roma si attiva “per reperire a Federico Freni alcuni biglietti della prima del teatro della Scala di Milano che si è tenuta la sera del 7 dicembre 2021… inoltre Verdini si è prodigato a trovare un alloggio in hotel e a prenotare la cena” si legge negli atti. Insomma un servizio completo grazie all’intervento di una terza persona.
La spiegazione di Freni – Il sottosegretario, stando alla ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato contento. Anzi “era entusiasta, non ha smesso di ringraziare, vuole offrirci la cena” dice Verdini al telefono. Freni però dice: “Certo, ricordo perfettamente. Tommaso Verdini era ospite in un palco da sei posti riservato da un suo amico. C’erano due posti rimasti liberi e conoscendo la mia passione per l’opera mi ha chiesto se mi volessi aggregare insieme agli altri ospiti. Ovviamente ho pagato con la mia carta di credito tanto l’albergo quanto la cena a cui hanno partecipato diverse persone”, dichiara Freni che nei giorni scorsi aveva sostenuto: “Chi fa il mio nome millanta”.
Sulla sua presunta “disponibilità”, riferita da uno degli indagati il leghista, che diceva di essere “tranquillo”, aveva detto: “L’unica disponibilità che mi riconosco sottolinea quella all’ascolto: vale per tutte le persone che incontro e ricevo, dalla prima all’ultima. La mia serenità deriva dal fatto che sono completamente estraneo a questa inchiesta“.