di Paolo Tettamanti

Per il panorama internazionale credo proprio che il tema sia la perdita di leadership dell’Occidente (Usa soprattutto). Il processo è diventato evidente a tutti quest’anno e le due guerre in corso hanno contribuito ad accelerare la spinta verso un mondo multipolare. Certamente non è un processo semplice né sarà indolore (conflitti in aumento, mercati depressi da incertezza e calo della domanda, aumento dei paesi con economia di guerra,…) e i risultati delle elezioni potranno aumentare la tensione e rendere più o meno doloroso il processo.

L’Italia e soprattutto il suo governo dovranno capire come muoversi in questo scenario e la fatica maggiore sarà l’abbandono dell’atteggiamento ideologico e fideistico verso l’atlantismo per adottare una politica estera più pragmatica che però richiederà intelligenza politica e capacità di essere protagonisti nella rete diplomatica internazionale: due qualità che fino ad ora il governo Meloni non ha dimostrato.

Sul fronte interno invece il tema chiave è quello della ripresa della domanda interna che appare depressa dalle politiche sulla (o contro?) la povertà e sulle difficoltà della classe media. Senza una ripresa della domanda interna – con quello che ne consegue in termini di maggiore occupazione, maggior gettito fiscale, minor ricorso ad ammortizzatori sociali e così via – non sarà possibile alcun rilancio dell’economia visto che abbiamo perso molta della nostra struttura industriale e che la maggior parte delle imprese italiane vive di sostegni economici statali più che delle proprie capacità di affrontare il mercato.

Il timore però è che questo governo abbia un approccio troppo ideologico, poco pratico e forse troppo inquinato dalle lobby ai problemi dell’Italia, e uno poco autorevole e molto gregario sulla politica internazionale: non sono buone premesse per il prossimo anno perché chi ci governa dovrà agire con un coraggio e una lucidità che non sembra avere.

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