Prosegue il pugno duro e la repressione del presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, contro gli oppositori politici, gli studenti ma soprattutto contro la Chiesa cattolica. L’obiettivo di Ortega è quello di neutralizzare quella che considera “l’attività eversiva” della Chiesa per renderla assoggettata al suo regime autocratico-sandinista. E l’ondata di arresti non si è fermata durante le festività natalizie: secondo quanto denunciano gruppi di attivisti nicaraguensi in esilio è aumentata in maniera esponenziale la repressione di religiosi nel Paese centroamericano con ben 14 sacerdoti cattolici arrestati dal 20 dicembre.

L’ultimo arresto in ordine di tempo ha riguardato Gustavo Sandino, parroco del comune di Santa María de Pantasma, nel dipartimento settentrionale di Jinotega, prelevato all’improvviso dalla polizia il 31 dicembre. La nuova ondata di arresti ordinata dal governo di Daniel Ortega è iniziata il 20 dicembre con la carcerazione del vescovo di Siuna, Isidoro Mora, secondo un elenco stilato dall’avvocato specializzato in questioni ecclesiali, Martha Molina, attualmente in esilio negli Stati Uniti. I media nicaraguensi che lavorano dall’esilio hanno anche riferito che la polizia il 28 dicembre ha arrestato il vicario generale dell’arcidiocesi di Managua, Carlos Avilés. A loro si aggiungono altri sacerdoti arrestati in questi giorni mentre in Nicaragua resta detenuto anche monsignor Rolando Álvarez, condannato il 10 febbraio del 2023 a 26 anni e 4 mesi per tradimento, diffusione di notizie false e disprezzo verso l’autorità dopo essersi rifiutato di partire per gli Stati Uniti insieme a 222 reclusi oppositori espulsi.

“Seguo con preoccupazione quanto sta avvenendo in Nicaragua dove vescovi e sacerdoti sono stati privati della libertà”, ha detto Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro il giorno di Capodanno. “Esprimo a essi, alle loro famiglie e all’intera Chiesa del Paese la mia vicinanza nella preghiera. Invito tutto il popolo di Dio a pregare, mentre auspico che si cerchi sempre il cammino del dialogo per superare le difficoltà. Preghiamo per il Nicaragua”, ha concluso il Pontefice che da anni prova ad avviare una mediazione diplomatica con il presidente Ortega.

Anche l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) ha condannato la “sparizione forzata” del vescovo di Siuna e la “nuova ondata di arresti di religiosi” da parte del governo di Daniel Ortega. “Oltre ad attentare alla loro libertà personale, violerebbero il diritto alla libertà religiosa, pilastro di ogni Stato democratico”, ha aggiunto l’agenzia delle Nazioni Unite. Pochi giorni fa, intanto, il dipartimento di Stato americano ha chiesto la scarcerazione di monsignor Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa, detenuto da oltre 500 giorni. “Durante questo periodo, le autorità nicaraguensi hanno tenuto in isolamento mons. Álvarez, bloccato una valutazione indipendente sulle condizioni del suo arresto e diffuso montaggi di video e foto che non fanno altro che aumentare le preoccupazioni sulla sua salute“, ha scritto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Matthew Miller, in un comunicato. Subito dopo, il governo di Daniel Ortega ha diffuso foto che mostrano Álvarez mentre viene sottoposto ad esami medici.

In tutto questo, per difendersi dai “nemici”, il presidente Ortega ha annunciato anche il ripristino attraverso l’Assemblea nazionale del ministero degli Interni, un organismo statale degli anni ’80 con il quale – secondo gli oppositori – determinerà più repressione e arresti nei confronti degli avversari. Nel nuovo dicastero, che sostituirà l’attuale ministero del Governo, sarà di nuovo integrata la polizia nazionale, al momento subordinata al capo dello Stato. Tra le sue funzioni, ci sarà “prevenire, neutralizzare e porre fine a qualsiasi attività volta a distruggere o minare l’ordine costituzionale e le istituzioni del Paese, stabilite dalla rivoluzione”. Negli anni ’80, il ministero degli Interni fu diretto dal defunto Tomás Borge, che aveva la polizia sotto i suoi ordini per gli interessi della leadership sandinista. “Il messaggio è chiaro, aspettiamoci più repressione e carcere per coloro che si oppongono alla famiglia (Ortega Murillo)”, ha detto il leader dell’opposizione Juan Sebastián Chamorro.

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