Tra una ventina di giorni si celebra, il 22 gennaio, il centenario della morte di Vladimir Ilich Ulianov detto Lenin, il grande rivoluzionario russo che seppe nei suoi soli cinquantaquattro anni di vita unire in modo ammirevole la teoria e la prassi, dirigendo una delle più importanti rivoluzioni del Ventesimo Secolo. Una sua frase mi piace oggi ricordare: “il proletariato non ha che un’arma, l’organizzazione”. Leninista si dichiarava anche, ad esempio nella lunga intervista concessa a Ignacio Ramonet, il grande leader rivoluzionario Fidel Castro, il quale, in quella stessa intervista, fa riferimento al Discorso della Montagna di Gesù Cristo, riferito da vari Vangeli, Discorso che, enunciando le Beatitudini, rovescia completamente i valori e riferimenti tradizionali, e contiene quindi un approccio totalmente rivoluzionario nel più pieno senso del termine.

Organizzazione e nuovi valori di riferimento che sappiano scardinare quelli oggi dominanti: ricchezza e profitto. Di questo abbiamo oggi bisogno per sfuggire al vortice autodistruttivo in cui oggi l’Occidente si sta inabissando, minacciando di trascinare con sé l’intero Pianeta Terra, alle prese con guerre genocide, come quella dello Stato di Israele contro i Palestinesi, disastri ambientali dovuti al capitalismo, miseria, emarginazione ed alienazione crescenti.
L’Italia, oscura provincia dell’Impero, retta da una mediocre proconsole che ha stemperato apparentemente il suo fascismo originario nel brodino immangiabile della Nato e dell’Unione europea, non fa certo eccezione.

Anzi, ancora una volta, come ai tempi del fascismo, l’Italia riesce ad essere all’avanguardia dello sfascio. Qui l’elenco dei disastri, ben noti ai lettori del Fatto Quotidiano, unico spiraglio rimasto all’informazione libera nel nostro Paese, è davvero lungo ed abbondante. Andiamo dal saccheggio delle risorse artistiche, paesaggistiche ed ambientali, al negazionismo rispetto al cambiamento climatico, al sostegno attivo delle guerre in corso all’insegna dello sterminio manu militari dei nemici dell’Occidente, all’arroganza delle istituzioni forti coi deboli e deboli coi forti, alla promozione massiccia di povertà, precarietà e omicidi sul lavoro, al mancato contrasto del femminicidio, al razzismo viscerale contro i migranti sui quali pure grave ormai gran parte dell’economia italiana e occidentale. Il tutto ovviamente condito da una corruzione sempre più estesa e pervasiva cui si accompagna lo sforzo incessante delle classi dominanti, raggruppate intorno all’orrida Trimurti delle destre, ma spalleggiate dall’informe coalizione centrista e da buona parte del Pd, di mettere definitivamente a tacere la magistratura e l’informazione libera.

L’unico valore che queste pessime classi dominanti riconoscono è il loro tornaconto immediato ed a questo obiettivo sono disposte a sacrificare ogni cosa, compresa la stragrande maggioranza del popolo italiano. Il loro orizzonte è oscuro e autoritario, come dimostrato dai disegni anticostituzionali tipo il premierato e dalla maniacale predilezione feticista per le armi, anche se per il momento si sparano sui piedi.

La maggioranza del popolo soffre, si polverizza in milioni di microconflitti intestini, si sfoga autolesionisticamente coi botti di Capodanno, implode e rimane tragicamente acefala e priva di identità.

Eroiche minoranze, come i giovani di Extinction Rebellion ed altri, continuano a riproporre la necessità di sganciarsi dalle lobby mortifere cui è agganciato il governo. Ma senza risultati. La finta opposizione appare a sua volta priva della capacità di enunciare anche solo elementi di un programma alternativo. Riesce a trovare una fragile e superficiale unità sul tema del salario minimo, per poi spaccarsi di nuovo su quello strategico del riarmo, che vede il Pd e la Schlein totalmente succubi dei portabandiera interni del complesso militare-industriale e di una logica atlantista già da tempo sconfitta dalla Storia.

Avvilente è pure l’ipocrisia delle principali cariche istituzionali, a partire da quella che ravviso nel discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che pure da qualcuno, me compreso, era stato a suo tempo ingenuamente salutato come salvatore dal pericolo Berlusconi, ma che oggi tradisce ogni aspettativa rifiutandosi di condannare il genocidio in corso del popolo palestinese da parte dello Stato di Israele (abbiamo redatto al riguardo una lettera aperta che sta raccogliendo migliaia di significative adesioni).

Siamo come sul Titanic in balia delle onde. Alla guida ci sono timonieri suicidi, la cui unica ambizione è restare al comando, riempiendosi possibilmente le tasche a più non posso a spese del popolo italiano bue, cornuto e mazziato dagli indegni governanti scelti da una sua parte sciagurata quanto minoritaria.

Chi ci salverà dall’abisso? Nessuno se non noi stessi, nella misura in cui saremo capaci di invertire questa disastrosa linea di tendenza, attingendo all’insegnamento di grandi rivoluzionari del passato come Gesù, Fidel e Lenin, e costruendo giorno per giorno la robusta trama politica e organizzativa della quale si intravvedono ora, all’inizio del 2024, solo fragili embrioni come, sul piano politico, che resta determinante, soprattutto Unione Popolare, da rafforzare, unire e rendere vincenti, unica garanzia per non perire nel gorgo della crisi definitiva del capitalismo e dell’Occidente.

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