Grazie al presidente dell’ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, per aver rappresentato il No dei giornalisti ad ogni norma bavaglio, anche davanti alla presidente Meloni.
Grazie anche per aver indossato, come sempre, il bracciale giallo che ricorda la richiesta di verità e giustizia per Giulio Regeni.
Di fronte alle sue lucide e pacate argomentazioni, la presidente ha risposto “buttando la palla in tribuna” parlando d’altro, fingendo di non esser responsabile. “La norma Costa non è del governo, cosa c’entriamo noi, perché la federazione della stampa ha manifestato sotto a palazzo Chigi?”. Naturalmente le cose non stanno così. Quella norma è stata votata e sostenuta dalla maggioranza e dal governo, altrimenti avrebbero potuto prendere le distanze e non lo hanno voluto fare, anzi l’hanno difesa strenuamente. Del resto questo è il governo che ha conquistato il primato in Europa in materia di querele scagliate contro scrittori, autori, giornalisti, disegnatori, anzi, prima minacciano, poi querelano, poi non si presentano in aula per confrontarsi con i giudici e con gli imputati.
Come se non bastasse questo è il governo che, in Europa, in occasione del Media freedom act ha sostenuto l’emendamento che avrebbe reso possibile l’intercettazione dei cronisti per imprecisate ragioni di “sicurezza nazionale”. Da quando sono in carica non una sola volta hanno preso posizione a difesa della libertà di informazione, anzi hanno favorito la “dissoluzione” della Rai e stanno per far approvare una norma che renderà ancora più bavaglio le querele bavaglio. Per non parlare della non applicazione delle norme a sostegno del precariato, mai attuate, e dell’assalto in atto, da parte degli “amici farmaceutici”, contro agenzie e gruppi editoriali. Del resto se persino un uomo di rara moderazione come Giuliano Amato ha parlato di una deriva di tipo ungherese, una qualche ragione ci dovrà pur essere.
Per questo la federazione della stampa ha fatto bene a disertare la conferenza stampa e a confermare le iniziative di lotta già annunciate. Tra queste la scelta di “obbedienza civile” alle sentenze della Corte europea, alla Costituzione, alle tante sentenze dei tribunali che prevedono il diritto-dovere di dare tutte le notizie di pubblico interesse e rilevanza sociale, ordinanze comprese.
Dopo aver sentito le parole di oggi della presidente, comprese quelle sulla Corte costituzionale, sul pistolero di famiglia, sulle differenze e sulle diversità, siamo ancora più convinti che non basti solo una grande manifestazione dei giornalisti contro ogni bavaglio, ma ne serva una ancora più imponente che metta insieme quanti hanno ancora a cuore la Costituzione antifascista, antirazzista, pacifista.