Harakiri all’italiana: vanificati tutti gli appelli alla prevenzione del danno, sconfessato persino il principio Alara riconosciuto a livello internazionale, che prescrive di rendere il più ragionevolmente possibile basso le irradiazioni. Dalla vigilia di Capodanno, il temuto innalzamento dei limiti soglia d’inquinamento elettromagnetico è diventato legge. Hanno vinto il ministro Adolfo Urso, vero esecutore della manovra, insieme alla lobby del 5G – i mandanti – che dopo 25 anni di tentativi andati a vuoto coi governi di ogni colore (persino coi tecnici) incassano la vittoria grazie a Giorgia Meloni. Uno smacco per la salute pubblica degli italiani.

L’elettrosmog è il vero e proprio trattamento sanitario obbligatorio a cui nessuno potrà sottrarsi: adesso temono per la loro vita gli elettrosensibili, dopo che nell’ultima estate è stato sconfessato il riconoscimento nazionale dal ministero della Salute.

A questo punto partono i 120 giorni che l’iter prevede durante i quali la Conferenza dei servizi, Regioni e sindaci (ANCI) potranno esprimersi sulla legge contenuta nel Ddl Concorrenza. Diverse Regioni (Piemonte, ma pure Emilia-Romagna, Veneto e Marche potrebbero aggiungersi) si sono già dichiarate contrarie, così come diversi Comuni, con l’assessore di Rimini che si dice “perplessa” per il salto nel buio.

Il fatto è che al massimo l’opposizione degli enti locali potrà ottenere solo la certificazione del passaggio al rialzo dagli attuali e cautelativi 6 V/m ai più pericolosi 15 V/m che, come denunciato dai medici di ISDE Italia e Ippocrate.org, nella rilevazione delle 24 ore possono raggiungere livelli di esposizione con picchi diurni fino a 61 V/m. Un vero tsunami elettromagnetico, se si pensa che il caso Radio Vaticana certificò centinaia di malati a 25 V/m. Non solo, perché se l’esecutivo trovasse sponda, potrebbe anche finire a 20-30 V/m.

La beffa s’è poi consumata nel dibattito in Aula, Salvatore Deidda (Fratelli d’Italia) ha affermato che “più la tecnologia va avanti, più salvaguardiamo la salute dei cittadini”, un po’ come nei documenti della Camera in cui si legge “aggiornamento dei parametri per la protezione dalle esposizioni a campi elettromagnetici”. Sì, avete letto bene, protezione, cioè aumentare fino a 100 volte più di oggi l’irraggiamento di agenti possibili cancerogeni nell’aria di tutta Italia, per questa classe politica equivale a proteggere la popolazione. Nemmeno l’immaginazione di Orwell, citato a Natale da Mattarella, nel suo “bipensiero” finiva a spingersi fin qua. Eppure un altro dossier parlamentare chiariva come non ci fosse alcuna necessità di modificare i parametri vigenti.

La ragione di tutto questa sta negli affari, pesanti: le Telco risparmiano 4 miliardi di euro in infrastruttura tecnologica, Urso ha reso più allettante e sostanziosa la vendita di Tim al fondo speculativo americano KKR, infine a Catania, nella città del senatore FdI Pogliese (amico storico di Urso, che ha avviato l’iter con un emendamento ora legge), arriveranno 200 milioni di euro per la costruzione dei chip nell’Etna Valley (roba da 700 nuovi posti di lavoro). Hanno perso i cittadini, hanno vinto loro.

Entro maggio arriverà il Dpcm Meloni che regolamenterà la nuova soglia nazionale: non si potrà più tornare indietro. Ne ho fatto uno spettacolo d’inchiesta, FUORI ONDA: la questione è seria e riguarda tutti.

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