Cultura

La fantascientifica “biopulitura” della Sagrestia Nuova di Michelangelo, in un libro la storia del restauro

di Marco Ferri

Le scoperte su dipinti e rilievi colorati - 4/4

Un’altra novità è rappresentata dalla ricostruzione parziale dell’architettura della parete di fronte all’altare che non fu mai realizzata. La Madonna e i due santi, che ora sono collocati sopra il sepolcro di Lorenzo il Magnifico e di suo fratello Giuliano, dovevano essere collocati dentro e davanti a un’architettura con blocchi murari, nicchie e belle colonne.

Ma non basta: altre scoperte riguardano i dipinti e i rilievi colorati che erano stati previsti nel progetto della Sagrestia Nuova, in stretta connessione con la Sagrestia Vecchia progettata da Brunelleschi. «Fu solo alla metà del Settecento – come racconta Monica Bietti – che gli ornamenti vennero rimossi perché divenuti fragili a causa della continua penetrazione dell’acqua. Solo da allora qui ha prevalso il bianco puro del classicismo».

Altre novità riguardano la stanza sotto il pavimento della Sagrestia Nuova, dove probabilmente Michelangelo rimase nascosto per alcuni mesi durante l’assedio di Firenze e dove, nel 1975, fu rinvenuto una serie di disegni a carboncino; la stanza è da poco visitabile, su prenotazione, per piccoli gruppi di persone alla volta.

Nelle pagine dedicate alla storia della Sagrestia Nuova, Bietti sottolinea il valore del luogo e delle opere ivi contenute, riconosciuto storicamente fin dall’inizio, il quale “ha fatto sì che esso sia stato destinato sempre a molte attenzioni. Le fragilità che aveva mostrato da subito, ossia il problema delle infiltrazioni d’acqua dalla cupola e dalla lanterna, occuparono le attenzioni di tutti i vari responsabili che la politica aveva posto a tutela di questo luogo prestigiosa. Dai Medici, ai Lorena, allo Stato italiano tutti hanno dovuto fare i conti con questo ancora irrisolto problema”

Infine la parte dedicata ai vari interventi di restauro:”«Questa parte dello studio ritengo sia una delle più interessanti per capire e conoscere Michelangelo – conclude Bietti -. Dopo la pulitura sono emersi i segni della lavorazione e degli strumenti usati, chiarendo non poco la metodologia seguita. Molto era noto, ma molto non era stato capito in maniera corretta. Oggi lo si legge con facilità e credo che questo sia molto utile agli studi. Alcuni ‘ripensamenti’ evidenziano quanto ‘pittorico’ sia stato il modo di procedere di Michelangelo in scultura e quanta importanza abbia avuto per lui lo studio della luce e delle ombre”.

Le scoperte su dipinti e rilievi colorati - 4/4
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