Al 90esimo giorno di conflitto nella Striscia di Gaza, il numero dei palestinesi uccisi dalle bombe ha raggiunto la cifra di 22mila e 438. Una numero impressionante al quale si deve aggiungere quello delle persone ancora sotto le macerie e disperse che, secondo le autorità palestinesi, sono 7mila e i quasi 58mila feriti. La popolazione, stremata, è in gran parte follata, lontano da casa propria. “Le tende stanno aumentando, sono ovunque. Si ha l’impressione che non ci siano più case” racconta un’operatrice Oxfam, anche lei costretta a evacuare insieme alla sua famiglia. “Siamo costretti a spostarci continuamente, perdiamo il conto. E nelle tende e nei rifugi mancano i servizi di base. Anche quando riesci a trovare un bagno spesso non c’è l’acqua per lavarsi e utilizzarlo”. Con l’arrivo della stagione fredda e il collasso del sistema sanitario, anche una banale influenza fa paura. “Avere l’assistenza medica è molto difficile, la situazione sta diventando molto seria anche per chi non è malato cronico o non ha patologie gravi. Soprattutto perché sta arrivando l’inverno e non ci sono vestiti caldi, coperte o posti riscaldati dove stare”
Il racconto fa parte di una serie di testimonianze raccolte dagli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.
LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco. Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire su: https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza/