Moda e Stile

Addio al reso gratis anche in Italia? Da Amazon a Zara, ecco come cambiano le regole dello shopping online

In Europa invece a dare il via al pagamento del reso è stato per primo il Regno Unito dove l’81% dei rivenditori ha introdotto un costo aggiuntivo per la restituzione dei prodotti

di Massimiliano Sortino

In questi primi giorni del 2024 è diventata virale la notizia secondo cui Amazon avrebbe deciso di cambiare la propria politica sui resi e rendere il servizio a pagamento. Il motivo sarebbe da imputarsi al fenomeno dei resi compulsivi che negli Stati Uniti ha un impatto importante sui bilanci delle aziende. I camion dei corrieri carichi di pacchetti stanno diventando insostenibili su più fronti sia per l’ambiente che ovviamente per i siti di e-commerce. La CNN afferma che nel 2022 il 17% dei beni acquistati negli Usa è stato restituito, dato in aumento rispetto al 2019 in cui la restituzione dei beni si assestava sul 8%.

La decisione è stata presa dopo aver notato che i consumatori acquistano diverse taglie e colori dello stesso capo, per poi restituire la maggior parte degli articoli, o addirittura li indossano prima del reso, mettendo a dura prova le aziende stesse che non possono più rivendere i capi in quanto danneggiati. Negli Stati Uniti Amazon ha iniziando ad addebitare un dollaro ai clienti per la restituzione degli articoli presso i negozi UPS. La restituzione rimane, però, gratuita nei negozi di alimentari Whole Foods, Amazon Fresh o Kohl’s, dove Amazon ha stabilito accordi di partnership che consentono la procedura di reso senza costi aggiuntivi. Anche Zara, H&M, J.Crew, Anthropologie, Abercrombie & Fitch hanno deciso di cambiare le regole introducendo una commissione a chi vuole restituire un prodotto, insomma se Amazon chiede un dollaro per restituire gli articoli in un negozio Ups, Zara, Macy’s, Abercrombie & Fitch, J. Crew e H&M hanno imposto commissioni sino a 7 dollari tramite resi postali.

In Europa invece a dare il via al pagamento del reso è stato per primo il Regno Unito, dove l’81% dei rivenditori ha introdotto un costo aggiuntivo per la restituzione dei prodotti. E così anche Zara si è adeguata e ha iniziato ad addebitare 1,95 sterline per la restituzione di articoli acquistati online attraverso punti di ritiro gestiti da terze parti, come gli uffici postali. Tuttavia, questa politica non si applica ai resi effettuati direttamente nei negozi fisici della catena spagnola. Anche aziende come Uniqlo in Giappone e Asos sempre nel Regno Unito hanno implementato politiche simili di restituzioni a pagamento.

In Italia Amazon fa sapere che non ha apportato alcuna modifica alle proprie politiche sui resi né ha annunciato di avere in programma di farlo. Di norma infatti è possibile restituire un articolo acquistato su Amazon entro 30 giorni dalla consegna. Non serve addurre motivazioni specifiche: il cliente può anche solo ripensarci. Questa regola non vale però per una serie di articoli che vanno da quelli su misura, alle bevande alcoliche, dai prodotti audiovisivi come Cd o Dvd ai contenuti digitali come gli eBook.

Zara Italia conferma che il reso rimane gratuito solo se si porta il capo in negozio, il ritiro a domicilio costa invece 4,95 euro, H&M Italia offre invece il reso gratis per tutti i membri, altrimenti viene addebitato l’importo di 2,99 euro, mentre Abercrombie fa sapere che dal 24 gennaio 2024 si potrà restituire o scambiare capi e accessori solo in boutique o tramite un corriere specifico e infine Yoox conferma che il reso sarà a pagamento. Insomma, anche nel 2024 per quanto riguarda gli acquisti online, vale la vecchia regola per cui è sempre bene non abusare con i resi cercando di effettuare acquisti consapevoli per evitare non solo spese aggiuntive, ma soprattutto aumentare l’inquinamento ambientale che le spedizioni inutili generano.

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