“Sono rimasto a bocca aperta nel vedere Giorgia Meloni in conferenza stampa negare l’esistenza di una questione morale nella maggioranza di governo. Che non esista esclusivamente in Forza Italia è perfettamente vero. Che coinvolga quasi tutti i partiti, se non tutti, è indubbio. Ma negare l’esistenza di una questione morale in Italia mi pare francamente chiudere gli occhi di fronte alla realtà“. Così a Tagadà (La7) Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it e condirettore del Fatto Quotidiano, commenta le parole pronunciate ieri dalla presidente del Consiglio sui casi che hanno messo a repentaglio l’immagine della maggioranza di governo (non ultimo il caso Verdini) al punto da negare l’esistenza di una questione morale.
Gomez cita la storica intervista rilasciata nel 1981 da Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari su Repubblica, dove lanciò la necessità della ‘questione morale’ di fronte all’occupazione sistematica dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti. E osserva: “All’epoca Berlinguer parlava dei danni della partitocrazia. Oggi i partiti non rappresentano altro che se stessi, non avendo più iscritti, eppure occupano i gangli dello Stato più di quanto accadesse in passato“.
Il condirettore del Fatto si sofferma anche sulla frase sibillina della presidente del Consiglio (“Qualcuno in questa nazione ha pensato di poter dare le carte in alcuni casi, ma penso che in uno Stato normale non debbano esserci questi condizionamenti. Vedo attacchi, vedo anche chi pensa che mi possa spaventare se vedo certe cose, ma non sono una che si spaventa”): “Immagino che si riferisse alle lobby ma Giorgia Meloni è stata piuttosto ambigua sulla questione, perché quando gli è stato chiesto del ruolo politico di Salvini nello scandalo Verdini, lei ha risposto difendendolo“.
Gomez spiega il caso Verdini e l’inchiesta sugli appalti Anas che vede coinvolti i Verdini, padre e fratello della compagna del ministro dei Trasporti. E aggiunge: “Meloni ha anche detto che lo scandalo Verdini riguarda il precedente governo. Cosa falsa, perché riguarda in gran parte il precedente esecutivo, ma, come è emerso chiaramente, nel momento in cui Salvini è andato al governo, questi signori hanno cominciato a fare pressioni sugli imprenditori. E hanno iniziato a far pesare tutto questo, probabilmente a insaputa di Salvini”.
E chiosa: “Salvini in una nota stampa ha annunciato querele perché sostiene di non c’entrare niente? Nessuno dice che il ministro sia a conoscenza di questi fatti, però ricordo che lui è la stessa persona che ha deciso il nuovo Codice Appalti, dicendo più o meno testualmente che dobbiamo fidarci dei nostri imprenditori – conclude – dei nostri ingegneri, dei nostri funzionari. Forse avrebbe dovuto fidarsi meno di suo cognato e avrebbe dovuto dirgli: ‘Caro ragazzo, visto che io faccio il ministro, tu non puoi più fare il lobbista’. Mi pare che sia una questione di igiene politica e democratica molto semplice“.