Non accenna a placarsi la polemica a distanza tra Claudio Cecchetto e Linus, una diatriba trentennale che si è riaccesa nei giorni scorsi quando al direttore artistico di Radio Deejay è scappato in diretta un “fesso” rivolto al fondatore della radio
“L’attacco di Linus? Chiedetelo a lui. Non a me”. Non accenna a placarsi la polemica a distanza tra Claudio Cecchetto e Linus, una diatriba trentennale che si è riaccesa nei giorni scorsi quando al direttore artistico di Radio Deejay è scappato in diretta un “fesso” rivolto al fondatore della radio, cui è seguita la replica di Jody Cecchetto, il figlio del talent scout, che in un video pubblicato sui social (diventato subito virale) ha spiegato “che fesso non mi sembra per niente”. Il diretto interessato, invece, non aveva ancora parlato ma oggi lo fa con una lunga intervista al Corriere della Sera precisando di non voler alimentare quello che definisce “un dualismo inesistente” e invita tutti a rivolgersi a Linus per avere spiegazioni.
“Deve essere chiaro che questi attacchi sono partiti da lui. Non è nella mia indole attaccare nessuno. Non ho attaccato nessuno da politico qui a Riccione, dove continuo a sostenere la linea della proposizione e non quella dell’opposizione. Se non ho attaccato nessuno da politico figuriamoci se l’ho fatto da talent scout o da dj”, ha sottolineato Cecchetto. Il quale ripercorre le tappe del rapporto complicato con Linus, che arrivò a Radio Deejay nel 1984: “L’ho assunto io e lo sottolineo. Linus era un mio dipendente. Nel 1995 arrivò il Gruppo L’Espresso con Carlo De Benedetti. Di fatto erano i miei antagonisti. Quando acquisirono al 50% la Radio, cominciarono a cambiare le regole del gioco. La mia mission era duplice, guidare la radio numero uno in Italia da una parte, scoprire e lanciare talenti dall’altra, ma nel complesso era di matrice artistica. Quella dell’Espresso, ovvero dei miei antagonisti, era fare un sacco pubblicità e fatturare”, ricorda Cecchetto, lanciando una doppia stilettata. A De Benedetti e a Linus: “Radio Deejay era la mia radio fondata con i miei soldi, era ovvio che a quelle condizioni non potevo restare. In questo quadro come capita spesso quando cambiano le proprietà Linus decise di restare, divenne dipendente del Gruppo L’Espresso. Scelse di stare dalla parte del più forte. Ma non voglio alimentare un dualismo inesistente ancora oggi dico che i miei antagonisti erano L’Espresso e De Benedetti”.
Nell’intervista al Corriere, a cui poche ore fa Linus ha poi risposto con un’inaspettata lettera dai toni tutt’altro che morbidi, Cecchetto non nasconde l’orgoglio per la presa di posizione pubblica espressa dal figlio: “A tutti i genitori auguro di avere un figlio come il mio. Le parole di Jody non sono una difesa d’ufficio: quando ho letto quello che ha scritto sono stato fiero e orgoglioso di essere suo padre. Lui crede per davvero a quello che dice. E immagino che qualche genitore, in qualche modo, mi abbia invidiato. Se i miei figli, perché anche Leonardo è in gamba esattamente come Jody, sono cresciuti bene dico anche che il merito maggiore è di Mapi Danna, mia moglie, la loro madre”.
L’orgoglio lo esprime anche per il documentario People from Cecchetto, trasmesso da Rai1 il 20 dicembre scorso. Linus ha lanciato una frecciatina per gli ascolti non altissimi – 1.828.000 spettatori, conquistando il 10.2% di share – ma Cecchetto tira dritto e replica anche a quello: “Ma chissenefrega degli ascolti. Per me è stato come vincere l’Oscar, ero in prima serata su Rai 1. Quando sono entrato in Rai c’era l’indice di gradimento e non l’Auditel. L’indice di gradimento per me è ancora il metro di giudizio più valido”. Per il fondatore di Radio Deejay quello non era un documentario su di lui ma su un pezzo di storia della radiofonia italiana: “C’erano gli 833, Jovanotti, Amadeus e Fiorello e poi Gerry Scotti. Anche Fabio Volo e Leonardo Pieraccioni, tanto per citarne alcuni. E poi Carlo Conti, amico e collega, anche lui talent scout, e tantissimi altri. Tutte persone per cui conta un dato di fatto: quando li ho lanciati ero convinto che avrebbero fatto strada”. C’erano tutti tranne Linus, che non l’ha presa affatto bene e, sempre al Corriere, ha spiegato come Cecchetto “con cura certosina e scientificamente meschina evita per tutto il tempo anche solo di nominarmi? Bastava quello, ma i fessi non sono stati in grado di capirlo”. La storia continua.