L’esito della 46° Dakar, il rally raid più duro al mondo, quest’anno sarà ancora meno scontato del solito. Toyota e Audi continuano a sfidarsi fra i costruttori, ma mentre la casa tedesca schiera lo stesso “dream team” (17 vittorie) delle due passate edizioni (Stéphane Peterhansel, Carlos Sainz e Mattias Ekström) con l’aggiornata RS Q e-tron, il buggy ad alimentazione elettrica ad autonomia estesa (un turbo benzina ricarica la batteria), la scuderia giapponese deve fare a meno di Nasser Al-Attiyah, che con il pick-up Hilux ha vinto 3 delle ultime 5 edizioni.

Il qatariota sarà in gara con l’Hunter della Prodrive, esattamente come Sébastien Loeb (secondo nel 2023): i due e la spagnola Cristina Gutiérrez Herrero diventeranno compagni di squadra nel 2025 con la Dacia. Il team Toyota Gazoo si affida così al terzo della passata edizione, il brasiliano Lucas Moraes, oltre che al sudafricano Giniel de Villiers (quarto), all’americano Seth Quintero e a Saood Wariawa e Guy Botterill.

Nani Roma, un altro ex vincitore della Dakar, gareggia con la Ford Ranger della M-Sport, mentre il ceco Martin Prokop (sesto lo scorso anno) è in gara con la Raptor dell’Ovale Blu. Il team Toyota Overdrive punta invece su Guerlain Chicherit, Juan Cruz Yacopini e Yazeed Al Rajhi.

L’edizione che scatta venerdì 5 gennaio da AlUla, nella parte occidentale del paese, è articolata su 12 tappe e un riposo, come sempre presso la capitale, Riad, con arrivo praticamente sul mar Rosso, a Yanbu, circa 400 chilometri a sud della città millenaria da dove la carovana si mette in movimento per percorrere quasi 8.000 chilometri, poco più di 4.700 dei quali a cronometro.

Le condizioni dello scorso anno sono state terribili, con temperature anche sorprendentemente vicine allo zero e piogge torrenziali che hanno messo a dura prova la tenuta degli equipaggi e dei veicoli. Gli italiani al via sono una settantina, la maggior parte dei quali concentrati nella Classic, riservata a veicoli “d’epoca”. Il romagnolo Paolo Bedeschi e il piemontese Daniele Bottallo sono di nuovo ai nastri di partenza dopo il podio dell’edizione 2023 sempre con la Toyota BJ71 del 1988 con motore da 3.5 litri, leggermente potenziato per questa nuova avventura (una ventina di cavalli in più, più di 140). L’equipaggio beneficia del sostegno dalla Moreno e sarà assistita dalla Tecnosport Rally di Como, che ha altri equipaggi in gara.

Fra i centauri, Paolo Lucci è reduce dal 15° posto dello scorso anno e punta a migliorarsi, magari sfruttando le assenze di alcuni dei grandi favoriti come Kevin Benavides (primo nel 2021 e nel 2023) o Matthias Walkner (vincitore nel 2018). Luciano Benavides, fratello dell’asso argentino, diventa così uno dei papabili assieme ai “soliti” Toby Price, Sam Sunderland e Ricky Brabec, solo per citarne alcuni. Ma c’è un altro nome, simbolicamente importante non solo nel Belpaese: l’edizione del 2024 è quella del debutto di Gioele Meoni, figlio di Fabrizio Meoni, morto in Mauritania durante la Dakar del 2005 e ultimo italiano a vincere il rally raid (aveva trionfato con la KTM nel 2001 e nel 2002).

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