L’innalzamento a due metri e trenta centimetri di altezza dei tornelli della metropolitana di Milano ha provocato su Facebook un dibattito eccezionale, che ha coinvolto l’area della sinistra milanese. La decisione è stata presa dal Comune e dalla Atm per impedire il fenomeno del giovanile “salto del tornello”, attraverso il quale si evade il pagamento del biglietto. Con i nuovi mega-tornelli sarebbe impossibile – dice Atm – anche passare in due persone contemporaneamente.

L’installazione dei nuovi meccanismi è stata presentata da alcuni assessori come un grande progresso, e forse è stato questo tipo di comunicazione a suscitare la polemica. Il dibattito è eccezionale perché tocca molti aspetti: sociale, o sociologico, trasportistico, economico, etico etc.. Chi sostiene la misura anti-evasori fa riferimento a una irritazione piuttosto diffusa verso i saltatori e rappresentata anche da un recente servizio di Striscia la Notizia. Chi la contesta parla di gente che non ce la fa a sostenere il costo del biglietto (ora la corsa singola è a due euro e venti), di diseguaglianze e arroganza del potere, dell’opportunità di passare alla gratuità del trasporto. O semplicemente trova antipatica la esaltazione dei nuovi tornelli, e ipotizza che magari un semplice aumento dei controllori otterrebbe migliori risultati.

Tutto quello che ha a che fare con mobilità e mezzi di trasporto è nell’esperienza quotidiana della gente, chiunque ha qualcosa da dire, ed è comprensibile. Ma per dare giudizi solidi e per fare proposte praticabili occorrono dati molto precisi, che spesso non sono conosciuti e in alcuni casi anche difficili da trovare per chi si vuole documentare. Ad esempio: un paragone preciso delle esperienze (internazionali) delle varie grandi città sui controlli del biglietto sui mezzi pubblici, cifre precise sulle varie voci di bilancio. Molti intervenivano sul tema senza neanche sapere che esiste un abbonamento annuale agevolato a 50 euro per disoccupati e redditi molto bassi (under 6mila).

Ci sono poi valutazioni molto diverse sulle caratteristiche e le motivazioni dei “saltatori”. Certo è impossibile sapere esattamente quanti siano, ma una analisi sociologica potrebbe aiutare a capire il peso specifico della necessità e quello della cosiddetta mancanza di senso civico. Altrettanto, ovviamente, vale per chi non paga il biglietto sui mezzi di superficie. Capirli meglio aiuterebbe a prevenire il fenomeno che in molti casi, prima ancora di essere dannoso per gli introiti o fastidioso per la maggioranza che paga, è molto stressante per chi viaggia con l’ansia costante di essere controllato.

Forse il Comune e l’Atm potrebbero approfondire il tema sociale, promuovere meglio l’abbonamento di 50 euro e inventare nuovi titoli di viaggio che riducano sia l’evasione che l’ansia (non credo ai trasporti gratis, ho già scritto in proposito su questo blog e comunque non è un tema all’ordine del giorno).

Altre considerazioni si possono fare sui bilanci del Comune e dell’ Atm, temi sui quali purtroppo abbiamo quasi tutti e quasi sempre un atteggiamento parassitario. Ci accapigliamo sull’antipatico tornello, ma in pochissimi si sono accorti che la M4 è stata ed è un buco nero, una zavorra secolare. Non voglio sbilanciarmi su cifre che non ho sott’occhio ma basti dire che oltretutto la inaugurazione di questa nuova linea non ha invertito la tendenza al calo dei passeggeri e all’aumento viceversa del traffico privato che entra a Milano. Ormai è fatta, forse conviene davvero farla funzionare solo nelle ore di punta, almeno fino a quando non avrà molte più fermate attive.

E per quanto riguarda il bilancio del Comune lato traffico, l’evasione del pagamento dei mezzi pubblici va ricordato che pesa molto meno, molto molto meno, dell’evasione del pagamento della sosta. E’ una cosa che gli ambientalisti che si occupano di traffico lamentano da anni. Usare l’auto non deve, non può, essere più conveniente che usare il mezzo pubblico. Lo diventa se la sosta di fatto è gratuita, o quasi, in molte zone della città. E non sto parlando di estendere le aree sottoposte a pagamento ( per carità, tra poco siamo sotto elezioni) ma di far rispettare tariffe e divieti già esistenti.

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