“Vendicheremo il sangue dei martiri”, ha dichiarato il comandante dei Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran, il generale Hossein Salami, durante i funerali delle 89 vittime dell’attentato a Kerman, in Iran, avvenuto mercoledì 3 gennaio durante le commemorazioni dell’ex comandante Qassem Soleimani e ufficialmente rivendicato dall’Isis sui propri canali Telegram. E proprio al sedicente Stato islamico Salami ha dedicato un passaggio del suo intervento, sottolineando che è stato annientato grazie al lavoro del comandante Qassem Soleimani.
Nel suo discorso pronunciato davanti alla folla che ha partecipato ai funerali il generale ha inoltre attaccato Stati Uniti ed Israele, da Teheran considerati comunque coinvolti negli attacchi terroristici. I primi, ha affermato, non sono riusciti a fermare la Repubblica islamica con le loro sanzioni e sono stati “sconfitti in Iraq, Afghanistan, Libano, Siria e Yemen”. I secondi, invece, sono secondo Salami “incapaci di affrontare la nazione palestinese”. Riferendosi alla guerra a Gaza, infatti, ha sostenuto che lo Stato ebraico “non ha modo di sfuggire dal pantano in cui è finito”, aggiungendo che è “sull’orlo di crollare a causa della resistenza nei Territori occupati che ogni giorno gli infligge pesanti perdite”. Per il presidente iraniano, inoltre, “oggi più che mai i cuori del mondo sono con la Palestina e contro l’entità sionista”.
Anche il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, questa mattina si è recato a Kernan, e ha fatto visita alla tomba del generale Soleimani. Secondo quanto riferito dall’agenzia Mehr, subito dopo il suo arrivo Raisi ha visitato i feriti in ospedale (nella strage sono rimaste ferite 284 persone) e ha poi partecipato ai funerali, che si sono tenuti nella principale Moschea della città. “L’Occidente sa che l’Iran è diventato un Paese forte e che le nostre forze armate sono pronte. La decisione di reagire all’attacco di Kerman spetta alle forze armate, che determineranno il momento e il luogo appropriati”, ha dichiarato il presidente iraniano in un discorso pronunciato a Kerman durante i funerali delle vittime.
L’Iran intanto ha già proceduto a rafforzare i controlli al confine con Afghanistan e Pakistan. La chiusura delle frontiere segnala la convinzione di Teheran che dietro la doppia esplosione ci sia lo Stato islamico – Provincia Khorasan, branca dell’Isis in Afghanistan. “Abbiamo punti al confine tra Afghanistan e Pakistan il cui blocco è sono una priorità”, ha detto il ministro dell’Interno iraniano, Ahmad Vahidi.