L’aumento dei prezzi dei prodotti non colpisce solo i consumatori ma, evidentemente, anche i venditori. Arriva la decisione di Carrefour, nota catena di supermercati francesi, di non vendere più i prodotti PepsiCo nei suoi negozi in Francia, Belgio, Spagna e Italia. A partire dal 4 gennaio la catena francese della grande distribuzione ha dichiarato di aver ritirato i prodotti del marchio di coca e ha affisso cartelli sugli scaffali: “Non vendiamo più questo marchio a causa di aumenti di prezzo inaccettabili“. Al momento non è chiaro quando la stessa iniziativa partirà negli altri Paesi europeo. Le bibite gassate Pepsi non sono le sole ad essere “bandite”: ci sono anche 7Up, Gatorade e le patatine Doritos.
PepsiCo, azienda che produce anche Cheetos e Mountain Dew, negli scorsi 7 trimestri (quasi due anni) ha aumentato i prezzi in modo continuato, con un aumento dell’11 per cento nel periodo luglio-settembre; ha dichiarato anche di aver ridotto le dimensioni delle confezioni per “andare incontro alle richieste di praticità e controllo delle porzioni dei consumatori”.
La rottura tra Carrefour e PepsiCo mette in luce il duro confronto in atto tra i gruppi della grande distribuzione, che sono sotto pressione per mantenere i prezzi bassi e difendersi dalla concorrenza dei discount, e i produttori alimentari. Un confronto che, fino ad ora, sembra premiare i secondi, abili nel cavalcare l’onda dell’inflazione aumentando gli utili, mentre la grande distribuzione ha faticato a difendere i propri margini.
Il confronto è particolarmente infuocato in Francia, dove supermercati e industria alimentare negoziano annualmente i prezzi, anche sotto lo sguardo della politica; ad esempio il governo francese ha presentato una proposta per etichettare i prodotti che adottano la strategia della ‘shrinkflation‘, ovvero che rimpiccioliscono le confezioni senza abbassare i prezzi. Quella di additare ai consumatori con una speciale etichetta le marche che riducono le confezioni è una strategia che Carrefour ha già abbracciato nel 2023.