Ho un abbonamento a molte riviste in edicola, che comprende anche le riviste di gossip di vario tipo. Si potrebbero prendere i numeri degli anni Ottanta, Novanta, Duemila. Per i ricchi, oggi soprattutto influencer e calciatori, la vacanza sulla neve è da sempre un rito inevitabile, come le foto da mettere, oggi, sui profili social. Piumini e caschi iper tecnici per la neve, cappelli, sciarpe, maglioni firmati stile montagna, per il pomeriggio. Foto di cioccolata bianca, sauna in albergo, tutto è rimasto quasi uguale negli anni.

Solo che, nel frattempo, è cambiato tutto. Il clima stravolto sta facendo scomparire la neve a una velocità che forse neanche gli stessi climatologi si aspettavano. Sull’Appennino praticamente non nevica più, tranne le poche cime sui duemila metri. E così sulla Alpi, dove lo zero termico è sempre più in alto, dove, soprattutto, la neve è praticamente soprattutto quella sparata. Se si va sulle alpi di inverno, ormai, lo spettacolo è tristissimo. I paesini un tempo coperti di neve, le cui foto vecchie di anni sono spesso ancora utilizzate per le pubblicità, ingannando chi guarda, non hanno più neve e sono asciutti. I boschi intorni sono grigi, secchi, senza neve.

Ma allora dove si scia? Semplice. Ci sono pochi comprensori, sopra i duemila metri, la cui neve si alimenta con decine e decine di bacini artificiali. Il che significa un consumo di acqua inimmaginabile, un consumo di energia altrettanto inimmaginabile. Ma gli impianti non si possono fermare, l’economia delle neve neanche, si continua finché si può, sfruttando il possibile, come se non si sapesse che presto non sarà possibile neanche avere artificiale, a causa delle temperature elevate.

Ma la cosa più triste è un altra. Un tempo la neve era accessibile a tutti. Sia a quelli a basso reddito, che comunque la vedevano ogni tanto davanti casa, sia a quelli a medio reddito, che andavano sui piccoli impianti con l’Appennino, costi bassi, tanto divertimento, oppure sulle montagne vicino casa, se residenti al nord. La neve era davvero per tutti, banalmente, semplicemente. Oggi chi è povero non la vede più da nessuna parte, il ceto medio neanche, perché la settimana bianca costa troppo persino per chi ha entrate “normali”. Chi resta? Il ceto alto o altissimo, appunto, i super borghesi, oppure calciatori, veline, influencer, attori. Che non resistono a compiere un rito ormai svuotato di ogni senso, che vogliono a tutti i costi insegnare ai figli a sciare – comprensibile, per carità – senza però rendersi conto primo, che i figli non potranno più farlo in futuro, secondo, che quella neve, che pure loro pagano a caro prezzo, è pagata soprattutto però dalla collettività. In termini di devastazione ambientale, di acqua sprecata e altro ancora.

Ma che importa. Sembra impossibile rinunciare a un rito borghese che è diventato l’emblema sia della crisi climatica, sia dell’aumento inverosimile delle diseguaglianze. Per compensare i numeri bassi, infatti, si aumentano i servizi di lusso per ricchi. Così l’economia è salva, mentre la giustizia sociale, l’eguaglianza, la parità tra bambini e tanto altro no.
È un discorso moralista? Forse. Sono andata a volte a sciare, poche, sbagliando anche io, certamente, ma quello che ho visto è stato abbastanza sconvolgente. Ragazzi inconsapevoli che fanno le piste velocissimi, salvo poi mettersi in maglietta per il caldo a bere. Piste fatte ormai di strisce di neve artificiale e intorno nulla. Vip e personaggi famosi, che immediatamente postavano le foto della neve sui social pochi minuti dopo aver fatto una pista. E non importa che gli incidenti siano in aumento, perché la neve è sempre di meno e sempre più affollata, e finta, cioè meno morbida e naturale, e non importa che i costi stiano lievitando così tanto che, ormai, con la spesa per una settimana bianca ci fai il giro del mondo. Ciò che conta, ripeto, è il rito, l’albergo, la sauna, la cioccolata, lo scarpone firmato, le foto, l’eccitazione per una natura che è solo ormai una cartolina posticcia, che bisognerebbe avere il coraggio di denunciare.

Ci si aspetterebbe, almeno, qualche azione di buon senso dalla politica, locale e nazionale. Invece si continuano a dare fondi per impianti destinati a non avere neve, perché già a basse quote oggi, mentre l’unica cosa utile sarebbe smantellare tutti gli impianti fantasma sul territorio e investire su forme di turismo alternativo. A denunciare la situazione restano, come al solito, le associazioni. Che invocano da anni politiche diverse dai cannoni sparaneve. Che chiedono consapevolezza, che invocano scelte diverse. Niente: continuiamo a fare come se nulla fosse. E quando la neve artificiale finirà, faremo come a Dubai, dove ci sono piste da neve totalmente finte, dove scieranno sempre i ricchi. Non ci sarà il caratteristico chalet di montagna – o forse sì, fino anch’esso – ma loro sapranno abituarsi al lusso di altro tipo. Gli altri, invece, dovranno vivere in un paese sempre più caldo, persino d’inverno. E dove bisognerà spiegare ai bambini perché quei disegni e cartoni di Natale hanno sempre quello strano bianco sopra. Perché non sapranno più neanche di che cosa si tratta.

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