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Chiara Ferragni, la sua società replica alle accuse: “Dubbi sulla bambola? Tutti i ricavi donati a no profit”. Un altro brand valuta stop a collaborazione

In attesa di capire se effettivamente, come riportato da La Verità, si aprirà o meno un filone di indagini anche sulla Ferragni doll, gli occhi sono puntati sui marchi che collaborano con l’influencer

di Francesco Canino

Per la prima volta da quando è scoppiato il “pandoro gate”, Chiara Ferragni ha preso pubblicamente la parola. O meglio, lo ha fatto la TBS crew Srl, società controllata dall’influencer, che poche ore fa ha diramato una nota per fare chiarezza su uno dei nuovi possibili fronti di indagine. Secondo quanto riportato ieri dal quotidiano La Verità, infatti, i pm di Milano e la Guardia di Finanza che indagano sul pandoro Balocco e sull’uovo di Pasqua di Dolci Preziosi avrebbero acceso i riflettori anche sulla bambola Trudi con le fattezze dalla Ferragni, una limited edition lanciata nel maggio 2019 (al prezzo di 34,99 euro), con l’obiettivo di supportare una no profit impegnata contro il cyberbullismo.

“In merito a quanto riportato in data odierna da alcuni organi di informazione relativamente alla bambola Ferragni, TBS crew Srl, società controllata da Chiara Ferragni, precisa che i ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da TBS al provider esterno che gestiva la piattaforma e-commerce, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019”, spiega in una nota la società. La TBS aggiunge poi che “il tutto è avvenuto, quindi, totalmente in linea con quanto comunicato sul canale Instagram di Chiara Ferragni e sugli altri riconducibili a TBS Crew Srl”. Poi l’ulteriore precisazione: “L’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato – come dichiarato nei materiali di comunicazione – esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi”. Gli incassi della vendita erano destinati a Stomp Out Bullying, un’associazione no profit impegnata da anni contro bullismo, cyberbullismo, omofobia e discriminazioni nei confronti della comunità LGBTQ.

In attesa di capire se effettivamente, come riportato da La Verità, si aprirà o meno un filone di indagini anche sulla Ferragni doll, gli occhi sono puntati sui marchi che collaborano con l’influencer, per capire se dopo Safilo e Coca Cola ci saranno altri stop eccellenti. Gli occhi sono puntati in queste ore in particolare su Monnalisa, marchio di abiti per bambini distribuito in 60 paesi nel mondo (con oltre 500 punti vendita), che starebbe valutando se proseguire o interrompere la collaborazione con Ferragni. “Stiamo valutando la cosa. Siamo un’azienda quotata in Borsa e dobbiamo prima valutare con il nostro Cda il da farsi. Le feste di Natale hanno rallentato un po’ questo processo”, ha riferito a Repubblica la Creative Director del brand, Barbara Bertocci.

L’azienda ha firmato un accordo di licenza con Chiara Ferragni nel 2020 (il contratto scadrà nel 2025) e dalla collaborazione è nata una linea di abbigliamento per bambine tra i 3 mesi e gli 8 anni. Cos’accadrà ora? Non è stata presa alcuna decisione, osserva ancora la Bertocci che aggiunge come sulla durata esistano “delle clausole particolari nel nostro contratto”. Quali siano queste clausole, non è dato saperlo. Almeno per ora.

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