Emigrazione di massa dei palestinesi e ripristino degli insediamenti israeliani nella Striscia di Gaza. Ecco la soluzione per il ministro israeliano Itamar Ben-Gvir. Il rappresentante dell’estrema destra nel governo di Benjamin Netanyahu li definisce argomenti “all’ordine del giorno“. Parole riportate dal quotidiano israeliano Haaretz, che riprende le dichiarazioni del ministro della Sicurezza nazionale alla radio pubblica Kan Bet. “Per quanto riguarda l’emigrazione volontaria… penso che sia la soluzione giusta”, ha detto Ben-Gvir. “Cercherò di convincere i miei amici nel gabinetto e nel governo, proviamo a fare questo passo”, ha continuato il ministro, sostenendo che “centinaia di migliaia se ne andranno adesso”. Parole pronunciate a pochi giorni dall’esame della Corte Internazionale di Giustizia su richiesta del Sudafrica che accusa Israele di “genocidio“ anche per il “trasferimento forzato” dei palestinesi.
Alla domanda sulle possibili obiezioni dell’amministrazione Usa guidata da Biden sul reinsediamento dei palestinesi fuori Gaza, Ben-Gvir ha risposto affermando che “Nikki Haley lo sostiene”, citando la candidata repubblicana statunitense, ex governatrice del South Carolina che è stata anche ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite. Quella del reinsediamento degli abitanti palestinesi al di fuori della Striscia di Gaza è un’idea sostenuta anche da un altro membro del governo israeliano. Sabato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha affermato che “la soluzione a Gaza richiede di pensare fuori dagli schemi e di cambiare il concetto incoraggiando la migrazione volontaria e il pieno controllo della sicurezza, compreso il rinnovo degli insediamenti”.
Dopo le ultime dichiarazioni, il presidente israeliano Isaac Herzog è intervenuto per smentire il ministro. Herzog a Nbc News ha dichiarato che lo sfollamento forzato dalla Striscia “non è assolutamente” la posizione di Israele, aggiungendo comunque che “in una società in cui la libertà di parola è la base del nostro Dna, le persone possono dire ciò che vogliono”. Herzog ha detto che i funzionari “parlavano dell’abbandono volontario della Striscia, ma io dico apertamente, ufficialmente e inequivocabilmente che questa non è la posizione israeliana“.
Dichiarazioni, quelle di Smotrich e Itamar Ben-Gvir che il Dipartimento di Stato Usa ha immediatamente respinto, già nei giorni sorsi. “Questa retorica è provocatoria e irresponsabile“, ha affermato il portavoce Matthew Miller sottolieando che agli Stati Uniti è stato “detto ripetutamente e costantemente dal governo israeliano, compreso il primo ministro, che tali dichiarazioni non riflettono la politica del governo israeliano”. “Dovrebbero fermarsi immediatamente. Siamo stati chiari, coerenti e inequivocabili – ha messo in evidenza Miller – sul fatto che Gaza è terra palestinese e rimarrà terra palestinese, senza che Hamas abbia più il controllo del suo futuro e senza gruppi terroristici in grado di minacciare Israele”, ha concluso il portavoce del Dipartimento di Stato.
La replica del ministro israeliano Ben-Gvir alla condanna del Dipartimento di Stato americano è stata lapidaria: “Apprezzo molto gli Stati Uniti d’America, ma con tutto il rispetto, Israele non è un’altra stella sulla bandiera americana“, ha detto il ministro, secondo quanto riportato da Haaretz: “La migrazione di centinaia di migliaia da Gaza – ha insistito – consentirà ai residenti della periferia di Gaza di tornare a casa. Gli Stati Uniti sono nostri buoni amici, ma soprattutto faremo ciò che è meglio per Israele”. Intanto però le frasi dei ministri di Tel Aviv sono state condannate da Germania, Francia, Spagna e dall’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri: “Condanno fermamente le dichiarazioni incendiarie e irresponsabili dei ministri israeliani”, ha detto Josep Borrell.