Sogna una riforma che metta il bollo sulla veridicità delle notizie: questa va bene, quella no. Somiglia molto al Ministero della Verità di George Orwell in 1984 la proposta illustrata da Federico Mollicone, parlamentare di Fratelli d’Italia. Dopo il bavaglio alle fonti giudiziarie varato dall’esecutivo di Mario Draghi, quello che vieta di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare approvato per il momento solo alla Camera ma condiviso da Giorgia Meloni, il principale partito di governo rilancia.
La proposta: “Certificare le notizie” – “Occorre lavorare a una certificazione digitale delle notizie per combattere le fake news. Serve una seria riforma dell’editoria, che è quella su cui ci stiamo applicando per difendere l’attendibilità delle fonti e la veridicità delle informazioni”, spiega Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera a Repubblica. La proposta ha provocato la protesta dei partiti dell’opposizione, che accusano il governo di voler tornare al Minculpop, il ministero della cultura popolare esistente durante il regime fascista. E alla fine Mollicone è costretto a intervenire: “Tranquillizzo i miei colleghi dell’opposizione: nessun bavaglio per nessuno“. E contesta che “il titolo di Repubblica e alcuni incisi non presenti nel testo originale dell’intervista inquietano e dimostrano quello che ho denunciato: la criminalizzazione di ogni opinione da parte di alcuni giornali”. Alla fine deve intervenire pure Fratelli d’Italia che in una nota smentisce tutto.
L’annuncio: “Serve una serie riforma” – Le frasi accreditate da Repubblica a Mollicone sono soprattutto sfoghi. Il parlamentare difende “la classe dirigente che tutti denigrano, è quella che ha fondato il partito e in dieci anni l’ha portato, grazie soprattutto a Giorgia Meloni, a essere la prima forza del Paese. Bisogna piantarla con questa mistificazione”. Frutto, secondo il deputato, della “deriva sensazionalistica imboccata dalla stampa”. E, ancora, nel suo sfogo Mollicone sottolinea che “non è possibile che solo per fare clickbaiting, ossia per monetizzare i contatti sui siti, si costruisca un titolo-gancio e si finisca per criminalizzare, se non ridicolizzare, le libere opinioni. Così se la collega Mennuni sostiene che la maternità deve tornare a essere cool fra le giovani donne diventa un mostro e se io spiego che i programmi dedicati ai minori devono essere visionati prima, mi si fa passare per censore. Per non dire del vizio di estrapolare qualche parola dal contesto, com’è successo al ministro Lollobrigida sulla sostituzione etnica, per menare scandalo”. Quindi Mollicone annuncia che “è in corso la discussione sul Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonic. per la regolamentazione dei media, nel quale affronteremo la grande questione delle piattaforme digitali. Il fatto è che la stampa è in crisi e per incrementare l’audience fa spesso wild social, social selvaggio, per cui sui portali dei maggiori quotidiani che dovrebbero essere fonti autorevoli si trovano contenuti spesso farlocchi quando non smaccatamente pubblicitari”. Secondo il meloniano, dunque, “bisogna tutelare la credibilità delle fonti, un tema che dovrebbe interessare anche gli editori”. Ma in che modo? Col bollo del governo? “Occorre lavorare a una certificazione digitale delle notizie per combattere le fake news – insiste Mollicone – Serve una seria riforma dell’editoria, che è quella su cui ci stiamo applicando per difendere l’attendibilità delle fonti e la veridicità delle informazioni”.
L’attacco dell’opposizione: “Non siamo il Minculpop” – Logico che la proposta di Mollicone abbia provocato al furente reazione delle opposizioni. “Non siamo al Minculpop, al ministero della propaganda fascista. Nelle democrazie moderne – prosegue – il pluralismo garantisce la libera informazione ed esistono leggi e codici per garantire deontologia e correttezza dell’informazione”, dice Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Partito Democratico. “Nessun bollino blu che puzza di censura – continua – Dopo l’emendamento-bavaglio che impedisce di pubblicare gli atti delle inchieste e la stretta sulle intercettazioni la sparano così grossa che sono senza vergogna. Le fake news e la manipolazione che corre su internet sono questioni che non vanno sottovalutate e vanno affrontate in sede parlamentare. Se la maggioranza di governo punta a controllare i media, troverà la nostra più forte opposizione”. Dello stesso tenore l’intervento dei 5 stelle: “L’ultima trovata di Fratelli d’Italia per provare a controllare l’informazione, è sbagliata nelle premesse e negli obiettivi. Una cosa è combattere seriamente il fenomeno della disinformazione e delle fake news, altra cosa è partire dal presupposto che ci sia un disegno volto a “criminalizzare la destra”, come dice l’alfiere minore meloniano Federico Mollicone, per giustificare un intervento sull’editoria e sulla stampa. Con queste premesse una riforma dell’editoria che certifichi la veridicità delle notizie, come paventata da Mollicone, è roba da Minculpop”, scrivono Antonio Caso, Anna Laura Orrico e Gaetano Amato, deputati in commissione Cultura. Angelo Bonelli dei Verdi, invece, è sicuro: “Non c’è alcun dubbio la destra meloniana sta preparando la svolta autoritaria avendo come modello Orban“.
La marcia indietro: “Nessun bavaglio” – Mollicone è stato dunque costretto a chiarire: “Tranquillizzo i miei colleghi dell’opposizione: nessun bavaglio per nessuno. La libertà di stampa è sacra, la abbiamo sempre difesa, e continuerà ad esserlo. Della riforma dell’editoria si parla da anni, compresa la riforma del Fondo per il pluralismo, e tutti la invocano. L’idea è quella che, dal confronto con le categorie dei giornalisti e degli editori, possa partire dal Parlamento, proprio per essere frutto di confronto con tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione. Esattamente il contrario di quello che ha prospettato Repubblica con quel titolo”. Il partito di Mollicone, Fdi, si affretta a smentire che la linea sia quella prospettata: “La notizia riportata oggi dal quotidiano La Repubblica – si legge in una nota di Fdi – è priva di fondamento. Il deputato Mollicone ha già chiarito che le sue parole sono state totalmente distorte, come troppo spesso accade al quotidiano militante della sinistra più ideologizzata. Non è infatti alla studio alcuna proposta di legge di Fratelli d’Italia che intenda limitare la libertà di espressione o di stampa. Questa è notoriamente una specialità della sinistra”.