Non si tratta solo di vecchi arnesi, nostalgici del fascismo che si eccitano a mostrare una virilità, evidentemente repressa, e che rinasce nella sfilata d’ordine e negli slogan truci. A Roma erano centinaia ieri in via Acca Larentia, con loro molti giovani attratti dal mito della violenza e del super-uomo. Umano, troppo umano per non cedere in tempi di crisi e di orizzonti foschi come non mai. Come se il fascismo non fosse un crimine.
La sfilata romana ci ricorda tante cose: innanzitutto “l’illegalità delle classi dominanti” che è stata l’essenza del fascismo delle origini e che, declinata all’oggi, significa che il ministro dell’Interno Piantedosi non ha mosso un dito di fronte ad una così plateale violazione della legge: l’apologia del fascismo è una norma chiara, quel corteo nero l’ha infranta. Si vuole solo intervenire con i manganelli contro chi protesta nelle strade per il lavoro o il clima, o per una scuola migliore, e lasciare indisturbate quelle provocatorie scorribande di maschi agguerriti? Oppure il presidente della Regine Lazio, Francesco Rocca, che va alla parata e se ne vanta.
Le attuali classi dirigenti sono il problema. Perché a loro fa comodo quella masnada con il braccio teso che è un gesto illegale: non si può fare, la legge lo vieta. Ma quanto sono stati tolleranti magistratura e forze dell’ordine negli anni scorsi? Moltissimo. Un conto è lasciar perdere quattro sfigati che vanno a pregare sulla tomba di Mussolini, un altro non considerare come un fatto criminale l’organizzazione di squadre che si propongono di rivendicare e praticare l’ideologia fascista. Si tratta di piani ben diversi che sono stati invece trattati alla stessa stregua, anche se abbiamo già visto molto concretamente quali ne siano le implicazioni quel giorno dell’assalto alla Cgil orchestrato da Fiore e Castellino.
Poi la giornataccia di ieri ci ricorda che l’eredità del fascismo non è mai stata liquidata, che il suo armamentario ideologico cova da sempre dentro alcuni settori della politica che ora, eccoli lì, sono al potere. In una Italietta che pretende di essere grande senza avere uno straccio di idea, tanto da pretendere di occupare le terre di un paese vicino, l’Albania, per sloggiare i migranti che arrivano sulle nostre coste, la retorica è tutto. E la retorica del Ventennio è pronta a soccorrere una sfilza di meloniani che sparacchiano qui e lì senza avere nulla da dire e da dare.
Gli eredi del fascismo non sono solo stati tollerati: essi sono stati protetti, lusingati dalle vecchie classi dirigenti dove è sempre stata molto via la parte reazionaria. Sono stati utili in passato, quando servivano a tenere alta la tensione nelle piazze, anche a costo di fare stragi; sono stati trattati con i guanti bianchi quando hanno messo il ‘doppiopetto’, come voleva Giorgio Almirante che da lato mostrava il volto perbenista, dall’altro quello dell’amico degli stragisti. Non aver liquidato il fascismo è stata la vera anomalia di una Repubblica antifascista che è nata coltivando nella sua pancia serpenti velenosi che oggi escono allo scoperto.
[Foto in evidenza: commemorazione del 7/1/2020]