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Media & Regime - 8 Gennaio 2024
Agenzia Dire, giornalisti e grafici in piazza: “Stop ai licenziamenti e alle sospensioni illegali. Errori della proprietà non ricadano sui lavoratori”
Le giornaliste e i giornalisti dell’agenzia Dire, insieme ai colleghi grafici, hanno organizzato un sit-in di protesta di fronte alla sede della redazione romana per chiedere all’azienda “di ritirare i licenziamenti e fermare le sospensioni illegali“. “Dopo i 14 licenziamenti immotivati e illegittimi di Natale – hanno spiegato i lavoratori – nella notte del 31 dicembre l’amministrazione della Com.e, società editrice dell’agenzia Dire, ha comunicato tramite mail a 17 giornalisti della sede di Roma la sospensione dal lavoro con effetto immediato e senza retribuzione. Un atto gravissimo e senza alcun precedente e fondamento giuridico, oltre che assurdo per tempi e modi. Da parte di tutti i dipendenti c’è grande preoccupazione per il proprio futuro. Non possono essere i lavoratori della Dire a pagare gli errori delle proprietà che si sono succedute negli ultimi anni”, hanno rivendicato nel corso della protesta.
Sostegno è arrivato anche dalla politica. Presenti al presidio in particolare le opposizioni, compreso il leader M5S Giuseppe Conte, oltre al responsabile Informazione del Pd Sandro Ruotolo e al senatore dem Walter Verini, al deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, e ad alcuni esponenti di Italia Viva come Maria Chiara Gadda e Luciano Nobili. Per la maggioranza c’era il senatore FdI Andrea De Priamo. “Ci batteremo affinché questa testata possa avere un futuro stabile e certo e anzi possa potenziare la sua mission che è quella di un’informazione libera e indipendente. C’è un problema di pluralismo“, ha dichiarato Conte. “È importantissimo mantenere un’agenzia di stampa perché è garanzia di indipendenza. Questa vertenza è complicata dall’atteggiamento tenuto dall’azienda con i licenziamenti e la sospensione illecita di alcuni lavoratori a cui diamo la nostra solidarietà”, ha sottolineato Ruotolo, mentre Bonelli ha ricordato come “dalla legge bavaglio alle censure evocate da Mollicone di Fdi c’è un problema molto serio per l’informazione italiana”.