“La nostra indignazione è grande per le rivelazioni shock riportate dal programma televisivo: la Provincia autonoma di Trento (PAT) avrebbe confermato che a uccidere gli ultimi 3 della lunga lista di ben 7 orsi morti in pochi mesi sarebbe effettivamente stato il veleno. Tra gli orsi avvelenati ci sarebbe anche l’orsa Fiona-F36, all’epoca ricercata per essere rinchiusa al Casteller”. Sono le parole degli attivisti, infuriati per la poca trasparenza delle informazioni, dopo la puntata del programma Mi Manda RaiTre sugli orsi in Trentino; chiedono chiarezza e soprattutto il motivo per cui la notizia delle morti per avvelenamento non sia stata comunicata dalla Provincia autonoma di Trento e poi che “negli scorsi mesi era stato comunicato che l’orsa Fiona-F36 sarebbe morta a seguito dello scontro con un altro esemplare. Dove sta la verità? Dopo questa infinita lista di morti sospette non vogliamo più sentirci rispondere ‘le indagini sono in corso'”.
Gli attivisti pongono l’accento sulla responsabilità verso questi esemplari, perché “se, come sostiene la trasmissione di Rai3, questi esemplari sono stati vittime di bracconaggio, chi per mesi ha inneggiato a questa supposta forma di ‘giustizia fai da te’ ha una grossa responsabilità in quello che è successo e, presto o tardi, sarà chiamato a renderne conto nelle sedi opportune”.
Il programma Rai ha dedicato tanto spazio anche agli sviluppi della vicenda dell’orsetto Nino-M89, che da mesi è “ostaggio della PAT e rinchiuso in un minuscolo recinto al Belpark di Spormaggiore (Tn), ormai completamente abituato alla presenza dell’uomo per il quale sembra aver definitivamente perso la naturale diffidenza”. Proseguono anche le polemiche, gli attivisti esigono trasparenza sulla sua condizione, vogliono sapere come sta, quali sono le dimensioni del recinto, chi si occupa di lui e soprattutto quali sono le misure che sono state prese per fare in modo che non si abitui alla presenza dell’uomo.
Secondo gli attivisti “il vero problema e il nucleo centrale delle vicenda degli orsi in Trentino è la gestione: per la PAT equivale solo ad abbattere e ingabbiare, tralasciando sistematicamente informazione e prevenzione: cassonetti anti-orso, informazione a tappeto, soprattutto nelle valli, sui corretti comportamenti da tenere, monitoraggio, recinzioni elettrificate e punizioni esemplari per chi foraggia gli orsi mettendo a rischio la vita della specie e degli abitanti delle valli. Gestire significa mettere intelligenza e cura al servizio della comunità.”
Gli interventi fatti durante la trasmissione mettono in luce una situazione sicuramente complessa, secondo Luigi Boitani, professore ordinario di Zoologia all’Università La Sapienza di Roma, c’è un misto di responsabilità nella gestione della convivenza uomo-orso in Trentino. “Gli avvelenamenti, avvenuti tutti recentemente, sono frutto dell’esasperazione degli ultimi tempi. Ci sono colpe da parte della Provincia autonoma di Trento che non ha fatto quello che doveva fare.”