Chiara Ferragni è indagata per truffa aggravata nell’ambito dell’indagine della Procura di Milano con al centro il caso del pandoro ‘Pink Christmas‘ prodotto dall’azienda piemontese Balocco. L’iscrizione è stata decisa dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco. Indagata anche Alessandra Balocco, presidente e amministratrice delegata, sempre per truffa aggravata. “Sono serena perché ho sempre agito in buona fede e sono certa che ciò emergerà dalle indagini in corso. Ho piena fiducia nell’attività della magistratura e con i miei legali mi sono messa subito a disposizione per collaborare e chiarire ogni dettaglio di quanto accaduto nel più breve tempo possibile”, ha commentato Chiara Ferragni. I suoi legali sono Marcello Bana e Giuseppe Iannaccone. “Sono, invece, profondamente turbata per la strumentalizzazione che una parte dei media sta realizzando, anche diffondendo notizie oggettivamente non rispondenti al vero”, ha aggiunto Ferragni.
Questa mattina 8 gennaio la notizia della modifica della prospettiva accusatoria: la Guardia di Finanza ha depositato in Procura la prima informativa nell’ambito dell’inchiesta sul pandoro firmato Chiara Ferragni e prodotto da Balocco. Un’informativa che di fatto ha modificato le accuse: per via di una serie di email valorizzate nelle carte acquisite negli uffici dell’Antitrust, l’ipotesi di reato non è più frode in commercio bensì truffa. E i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, su delega del procuratore aggiunto Eugenio Fusco, hanno acquisito documentazione nella sede della Balocco a Cuneo.
Infatti, nelle ultime ore gli inquirenti milanesi hanno valutato proprio le note della Gdf che valorizzano, in particolare, alcune email già acquisite dall’Autorità garante della concorrenza, che sono state scambiate per programmare la campagna di promozione del pandoro. La corrispondenza, emerge da una relazione dell’antitrust, risale al 2021 così come il contratto relativo al progetto pandoro “Pink Christmas” sponsorizzato dalla influencer che ne ha promosso l’acquisto sostenendo che parte dai ricavi sarebbero andati all’ospedale Regina Margherita di Torino.
L’Antitrust ha già applicato una multa di oltre 1 milione alle società riconducibili a Chiara Ferragni e di 420mila euro a Balocco per pratica commerciale scorretta. Ora, nell’inchiesta si dovranno valutare i temi del presunto profitto illecito e del danno, in questo caso ai consumatori, elementi necessari per configurare l’ipotesi di truffa. Ipotesi non semplice da contestare, ma su cui inquirenti e investigatori stanno lavorando. Nel frattempo, alcune Procure che nei giorni scorsi hanno aperto, dopo gli esposti a pioggia del Codacons, analoghi fascicoli senza ipotesi di reato né indagati, hanno contattato i pm milanesi annunciando che trasmetteranno gli atti nel capoluogo lombardo.
Tra l’altro, nell’inchiesta milanese, dopo il capitolo del pandoro della Balocco ma anche delle uova di Pasqua prodotte da Dolci Preziosi, verranno analizzati casi simili nei quali la vendita del prodotto di turno con la griffe Ferragni è stata proposta dalla influencer con scopi solidali. Tra questi dovrebbe esserci anche quello relativo alla bambola Trudi. A proposito della bambola, la società che fa capo a Ferragni ha precisato: “In merito a quanto riportato da alcuni organi di informazione relativamente alla bambola Ferragni, Tbs crew Srl precisa che i ricavi derivanti dalle vendite della bambola, al netto delle commissioni di vendita pagate da Tbs al provider esterno che gestiva la piattaforma e-commerce, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019. Il tutto è avvenuto, quindi, totalmente in linea con quanto comunicato sul canale Instagram di Chiara Ferragni e sugli altri riconducibili a Tbs Crew Srl, che specifica altresì che l’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi”.