“Un metro e 92 per 120 chili, poi saliti a 165. Da giovane era bellissimo, poi si è lasciato andare, ma aveva analisi perfette. Non dava affatto l’idea di un ciccione, piuttosto di un uomo molto forte. Aveva gambe magre, camminava e danzava con leggerezza, ballò con Raffaella Carrà. Era atletico, nonostante la stazza”: così Giuseppe Pedersoli descrive al Corriere della Sera il suo papà, Carlo Pedersoli, Bud Spencer.
Amatissimo interprete di decine di film che hanno incantato e ancora incantano gli italiani, del suo lavoro “parlava poco, con distacco, come se ogni film potesse essere l’ultimo, è arrivato a 100. Si entusiasmava molto di più per le imprese sportive, per l’avventura alle Olimpiadi, forse il momento più felice della sua vita”. Dopo i grandi successi nel nuoto, in gioventù, “forse voleva capire chi era era davvero, dopo la gloria sportiva. Nel ’57 partì per il Sudamerica, dove restò per tre anni, tra Venezuela e Panama. Da ragazzino aveva vissuto in Brasile con i suoi, lavorando come giovanissimo bibliotecario al consolato. ‘Il napoletano è un brasiliano triste’, diceva. La famiglia attraversò un momento di difficoltà, camparono vendendo le lenzuola del corredo”.
Succoso l’aneddoto di Carlo Pedersoli giovane musicista: “Con amici mise su un complesso, Gli assatanati del ritmo, animavano le notti a via Veneto. Lui cantava e componeva. Si presentò un ragazzotto di Polignano a Mare. ‘Mi prendete con voi?’ Fece sentire le prime canzoni, tremende. ‘Lascia perdere’. Qualche anno dopo vinse Sanremo. Era Domenico Modugno”. Tante le curiosità, come il fatto che Bud Spencer fosse “eccezionalmente miope” o che avesse un mucchio di idee ma non proprio brillantissime: “Mentre girava Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre, ad Atlanta, comprò una pista di atterraggio, uno sterrato di due chilometri, con una manica del vento e un ufficetto. Si era messo in testa di costruire aerei. Lì. Un giorno si presentarono due tizi vestiti di nero, con cravatte nere, chiaramente due agenti dell’FBI. Lo avevano preso per un narcotrafficante. Evitò l’arresto ma gli confiscarono tutto”. E la dieta? “Partiva sempre con un carico di spaghetti, olio e pomodori. Una volta li ha conditi con i cornflakes. La sua roulotte era affollata, cucinava la sarta Ida. Se gli facevi due kg di pasta poteva mangiarseli tutti. Andò da Messeguè, in Svizzera. Gli presentarono un vassoio con due pere cotte. Al che saltò dalla finestra del primo piano e scappò in rosticceria”.