Spaccatura (definitiva?) tra governo italiano e il gruppo franco indiano Arcelor Mittal sull’ex Ilva di Taranto. Nell’incontro che si è svolto oggi “la delegazione del governo ha proposto ai vertici dell’azienda la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, così da concorrere ad aumentare al 66% la partecipazione del socio pubblico Invitalia, unitamente a quanto necessario per garantire la continuità produttiva. Il governo ha preso atto della indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento, anche come socio di minoranza, e ha incaricato Invitalia di assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale”. Questo quanto riferisce palazzo Chigi. Nella stessa nota il governo annuncia che “Le organizzazioni sindacali saranno convocate dall’esecutivo per il pomeriggio di giovedì 11 gennaio. L’incontro con i sindacati era originariamente atteso per domani. Possibile che ora si vada verso un’amministrazione straordinaria.

“L’esito dell’incontro di oggi a Palazzo Chigi, tra la delegazione del Governo e i vertici di Invitalia e ArcelorMittal, conferma quello che Fim, Fiom, Uilm hanno denunciato e per il quale hanno mobilitato le lavoratrici e i lavoratori: la necessità di un controllo pubblico e la mancanza di volontà del socio privato di voler investire risorse sul futuro dell’ex Ilva”, dichiarano i segretari generali di Fim-Cisl Roberto Benaglia, Fiom-Cgil Michele De Palma e Uilm-Uil Rocco Palombella. “Doveva essere la giornata decisiva per il tanto atteso incontro tra governo e vertici ArcelorMittal a Palazzo Chigi sulla vertenza ex Ilva o Acciaierie d’Italia, ci aspettavamo una svolta definitiva. Purtroppo ciò non è avvenuto”. Così Antonio Spera, segretario nazionale Ugl Metalmeccanici. “Sapevamo che dalla multinazionale indiana non c’era più nulla da aspettarsi. Ci attendiamo un ruolo pubblico forte, una visione industriale capace di coniugare ambiente e lavoro”, affermano Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell’Esecutivo Confederale Usb.

A Taranto è in corso l’assemblea permanente degli autotrasportatori di Casartigiani Taranto in presidio davanti alla portineria C-area Tir dello stabilimento siderurgico ex Ilva: rivendicano il rispetto dei tempi nei pagamenti delle fatture scadute e sono in attesa di conoscere le determinazioni del governo dopo l’incontro con ArcelorMittal.

Il gruppo Arcelor Mittal si era già detto indisponibile a versare la quota di pertinenza, in quanto socio di maggioranza al 62%, per una ricapitalizzazione da 1,3 miliardi necessaria per la sopravvivenza dell’acciaieria pugliese. In tal caso l’esborso degli indiani avrebbe dovuto essere di 900 milioni. Ora però Arcelor dice di no anche ad una partecipazione ben più modesta, circa un terzo, allo sforzo per il tormentato stabilimento tarantino. Un’avvisaglia della rottura finale si era avuta lo scorso 28 dicembre quando si era alzata al cielo l’ennesima fumata nera tra governo (tramite Invitalia) e soci privati.

“Come abbiamo chiesto più volte, da ultimo con un emendamento alla legge di bilancio bocciato dal Governo Meloni, l’unica strada per salvare la produzione di acciaio nazionale è quella di aumentare la partecipazione dello Stato in Acciaierie d’Italia, assumendone il controllo”, scrive sui social il deputato Pd ed ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando. “Si avvera esattamente ciò che noi diciamo da mesi. Cioè che Urso non aveva affatto risolto i problemi dell’ex Ilva, e che il governo brancola nel buio”, afferma la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva.

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