In sei giorni in Italia sono già morti 11 senza fissa dimora. L’ultimo è Modesto, un uomo di circa sessant’anni, che viveva alla stazione di Foggia: si è spento domenica al policlinico Riuniti di Foggia, dopo essere stato soccorso nei giorni scorsi dagli operatori del 118 che l’hanno trovato infreddolito e zuppo d’acqua. Sempre nella notte tra sabato e domenica, un altro uomo di 66 anni, ha perso la vita all’interno di un garage di piazza Carità a Napoli: si era trovato un riparo lì per trascorrere la notte ma un incendio scoppiato poco prima delle quattro lo ha sorpreso e ucciso. Prima di loro, da capodanno alla Befana, sono morti nell’indifferenza della maggioranza che volge lo sguardo dall’altra parte quando passa di fronte loro altre nove persone.

Un inizio 2024 che non dà certo speranze, visto che l’anno scorso – secondo i dati della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora – si sono registrati 310 decessi di persone senza fissa dimora e nel 2022 sono stati invece 400. È la strage degli invisibili, gente di cui spesso non si conosce nemmeno il nome, la maggior parte uomini, migranti. E’ uno sterminio urbano che avviene sotto gli occhi di sindaci e assessori che non dedicano più nemmeno una dichiarazione ma cercano di mascherare la situazione diventata ormai “intollerabile”, a detta delle associazioni che si occupano di questo fenomeno. “Le persone muoiono per strada perché vivono uno stato di abbandono e solitudine estremi – dichiara Cristina Avonto, presidente della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora – I Comuni si sforzano, con il supporto tecnico ed operativo degli Enti di Terzo Settore, di attivare piani e servizi di emergenza, specialmente nella stagione fredda. Tutto ciò evita che i morti siano molti di più di quanto non ne vediamo ogni anno. Però il dato ci dice che sono in aumento e su numeri alti perché sono sempre più le persone e le famiglie che scivolano nella povertà estrema e finiscono fuori dai sistemi di aiuto e protezione”.

Da due anni il numero di morti per strada, in luoghi abbandonati, in ripari provvisori, non cambia: nel 2022 erano stati 299, l’anno scorso 11 in più. Un incremento notevole rispetto al 2021, quando i clochard scomparsi, registrati ufficialmente da Fio.Psd, si erano fermati a 250. E l’anno nuovo è iniziato con la stessa drammatica media. Un senzatetto è morto alle spalle del palco del concertone di Capodanno di piazza Plebiscito: l’uomo, dall’identità sconosciuta ma di origine asiatica di età apparente tra i 30 ed i 40 anni, sarebbe spirato per cause naturali e stenti. Sempre quel giorno è stato trovato morto a Roma un romeno di circa cinquant’anni: il suo corpo è stato individuato in avanzato stato di decomposizione in un giaciglio di fortuna sotto la tangenziale, all’altezza dell’uscita di viale di Tor di Quinto. A dare l’allarme è stato un connazionale, anche lui clochard, che era andato a cercare l’amico che non vedeva più da mesi alla mensa dei poveri. Ha ritrovato solo lo scheletro e poco più.

Il 2 gennaio, sempre a Roma, se n’è andato, Stanislaw Jan Bieronski, per tutti Stanislao: aveva 48 anni, era di origine polacca e viveva in un silos abbandonato in viale Parise, zona Settecamini. Qualche settimana prima non ce l’aveva fatta un suo connazionale ma lui era rimasto lì nella speranza di sopravvivere al freddo e alla fame. Stessa sorte per Joseph, un africano di trent’anni, che si è spento a Torino in un riparo di fortuna per un malore. L’unico italiano, per ora, a finire in questa triste lista è un 72enne: ha esalato l’ultimo respiro il 5 gennaio dopo essere caduto per strada, ancora a Roma.

Infine in 4 sono morti nel giorno dell’Epifania. A Pisa la perdita di Velic Krunoslav, conosciuto da tutti come “Kruno”, ha colpito la comunità locale: croato, 61enne, viveva da molti anni in strada ed è morto nell’area archeologica dei Bagni di Nerone, come ha denunciato l’associazione Amici della Strada che lo seguiva da tempo. Per lui si è mossa anche l’amministrazione comunale che ha deciso di farsi carico delle esequie. Gli altri tre sono tunisini 25enni trovati morti in uno stabile abbandonato a Padova – l’ex istituto Configliachi in via Guido Reni – uccisi quasi certamente da un’esalazione di monossido di carbonio.

Un elenco mesto ma non casuale. Lo spiega a ilfattoquotidiano.it Agnese Ciulla, segreteria di Fio.Psd, responsabile dei rapporti con enti locali e regioni: “Interventi come il taglio del Reddito di Cittadinanza possono eliminare qualche abuso ma certamente accelerano questo processo di scivolamento incrementando le difficoltà e il dramma che vivono singoli e famiglie. Gli aspetti fondamentali sono due: prevenzione e recupero, laddove con prevenzione si intende tutta una serie di interventi su quelle fasce in difficoltà che rischiano di finire in povertà estrema. Con recupero, invece, la messa in opera di interventi strutturati che non siano la mera attivazione di servizi di emergenza (dormitori, piani freddo, mense) ma un reale supporto alle persone che parta dall’abitare. La casa è ciò che manca e che può fornire il punto di partenza decisivo per chi non ha un posto dove vivere e che vuole riprendere in mano la propria vita”.

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