Il disturbo alimentare noto come anoressia nervosa, che porta a inappetenza e rifiuto del cibo, sembra verificarsi con un tasso di insorgenza superiore tra le persone mattiniere. Un nuovo studio, pubblicato sul Journal od American Medical Association Network Open e condotto dagli scienziati del Massachusetts General Hospital (MGH), dell’University College di Londra e dell’Università della Repubblica in Uruguay, potrebbe aver identificato la base genetica di questa correlazione.
Il team, guidato da Hassan S Dashti e Hannah Wilcox, ha valutato le abitudini alimentari e il tasso di insorgenza dell’anoressia nervosa in un campione di oltre 47mila persone. I dati sono stati ottenuti dalla Mass General Brigham Biobank. Gli scienziati hanno assegnato ai partecipanti un punteggio di rischio genetico, elaborato sulla base dei modelli di sonno e di alimentazione.
A differenza della maggior parte dei disturbi alimentari, che insorgono con una frequenza maggiore tra le persone che tendono a svegliarsi e coricarsi nelle ore più tarde, l’anoressia nervosa sembra invece più comune tra i soggetti mattutini. Questo disturbo, riportano gli esperti, costituisce il secondo fattore di mortalità tra le malattie psichiatriche. Stando ai dati del ministero della Salute, l’incidenza annuale dell’anoressia nervosa si stima di circa 8-9 nuovi casi per 100mila persone tra le donne e tra 0,02 e 1,4 tra gli uomini. Il picco di incidenza si verifica tra i 15 e i 19 anni. Viene classificata come “nervosa”, diversamente dal disturbo noto semplicemente come anoressia, per la sua natura funzionale, non organica.
Studi precedenti avevano ipotizzato un possibile legame tra l’orologio biologico e il rischio di disturbi alimentari di vario genere. In questo lavoro è emersa un’associazione tra anoressia nervosa e rischio di insonnia, con una connessione a doppio senso tra i geni legati all’anoressia nervosa e quelli tipici del cronotipo mattutino. Il disturbo sembra verificarsi infatti con una frequenza inferiore tra gli amanti delle ore serali.
“Abbiamo fornito prove di associazioni bidirezionali – scrivono gli autori – tra anoressia nervosa e cronotipo mattutino, coerenti in una serie di sensibilità e analisi secondarie. Abbiamo anche trovato associazioni tra insonnia e rischio più elevato di anoressia nervosa concordanti con precedenti studi osservazionali”. Gli scienziati precisano però che le dimensioni degli effetti potrebbero risultare confuse dalle comorbidità psicosociali e sarà necessario condurre studi più ampi per rispondere agli interrogativi ancora irrisolti.
“I nostri risultati – spiega Dashti – mostrano che l’anoressia nervosa, a differenza di altri disturbi alimentari e malattie psichiatriche, potrebbe emergere più facilmente nelle persone mattutine. Non abbiamo trovato associazioni tra l’anoressia nervosa e altri tratti del sonno, come l’abitudine del pisolino diurno, la sonnolenza e la durata del sonno”. “Questi dati – aggiunge Wilcox – evidenziano la necessità di nuove strategie di prevenzione e trattamenti destinati ai pazienti con disturbi psichiatrici e alimentari. Il nostro lavoro potrebbe indirizzare le indagini future, volte all’individuazione di terapie specifiche per l’anoressia nervosa basate sul ritmo circadiano”.
Valentina Di Paola