Il Michela Murgia day è arrivato. Da poche ore è in libreria il libro postumo della scrittrice sarda, morta l’11 agosto 2023. Il titolo è Dare la vita ed è il primo libro della Murgia pubblicato da Rizzoli. 128 paginette dedicate al tema della queerness familiare ovvero quando i legami dell’anima non sono totalmente sovrapponibili ai legami di sangue. “Si sta insieme perché ci si sceglie”, ha spiegato più volte la scrittrice sarda. Insomma, si può essere genitori, e figli, anche senza vincoli di sangue o di tradizionale parentela. Questione che si allarga in questo volume all’altro delicatissimo tema della Gpa (Gestazione per altri). “La queerness familiare è ormai una realtà, e affrontarla una necessità politica, come lo è quella di un dialogo lucido e aperto sulla gestazione per altrə, un tema che mette in crisi la presunta radice dell’essere donne”, è scritto nella quarta di copertina.
“Interrogarci, discutere intorno a questa radice significa sfidare il concetto di normalità e naturalità a cui siamo abituati”. Dare vita, insomma, senza generarla biologicamente. Il tema è ricco, sfaccettato, e comporta anche riflessioni sullo sfruttamento capitalistico dei corpi come per la maternità surrogata. A breve quindi lettura e giudizi sul nuovo pamphlet curato nientemeno che da uno dei “figli dell’anima” di Murgia: Alessandro Giammei, scelto dalla scrittrice come curatore della sua opera. Di “figli dell’anima” Murgia ne aveva altri tre: Raphael Luis, Francesco Leone e Michele Anghileri. Dare vita è, tra saggi e romanzi, la 19esima opera dell’autrice nata a Cabras nel 1972 e morta a Roma 51 anni dopo. L’ultimo suo libro, Tre ciotole (Mondadori) è stato il sesto libro più letto in Italia nel 2023, superato dal contestato Il mondo al contrario del generale Vannacci.