La condotta di Israele nei confronti dei palestinesi, vista da fuori, ha aspetti genocidiari, non solo nelle dichiarazioni di alcune personalità israeliane ma anche in quello che vediamo nelle immagini. A me fa un po’ specie che un paese che, in qualche modo, ha gettato le basi per la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, il 9 dicembre 1948, convenzione ratificata da tutti per quello che ha commesso la Germania nazista, oggi abbia degli atteggiamenti non molto dissimili. Io sono molto cauto nelle espressioni per via del mio mestiere, però, di fronte a quello che si vede e che sentiamo, rimaniamo abbastanza basiti”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) da Cuno Tarfusser, attuale sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Milano e per 11 anni giudice presso la corte penale internazionale dell’Aja.

Il magistrato spiega: “Perché un crimine si possa definire genocidio è necessario dimostrare la volontà di chi agisce, il che è molto difficile da provare. È un po’ come il tentato omicidio che paradossalmente è più difficile da dimostrare rispetto all’omicidio. Non dobbiamo neppure confondere un crimine di guerra col genocidio. Il primo, ancora una volta, è più facile da provare, perché per il genocidio bisogna entrare nella testa di chi vuole eliminare quel gruppo etnico – continua – Nel caso israeliano, però, siamo in qualche modo agevolati perché sentiamo determinate dichiarazioni e guardiamo quello che succede grazie ai moderni mezzi di comunicazione. Quindi, credo che oggi l’intenzione che sta dietro un certo tipo di azione sia più facile da provare rispetto a quanto avvenisse in passato“.

Tarfusser si sofferma anche sulle due udienze pubbliche indette dalla Corte internazionale di giustizia, organismo dell’Onu, sull’accusa di ‘condotte genocidiarie’ che il Sudafrica ha presentato nei confronti di Israele per quanto sta avvenendo a Gaza: “Queste udienze non hanno nulla a che fare col penale. Ci sarà un dibattito sulla richiesta che il Sudafrica ha rivolto alla Corte. Si tratta di un documento costituito da 80 pagine di estremo interesse e che peraltro io ho letto. Nella richiesta – aggiunge – il Sudafrica descrive tutta una serie di condotte di Israele che hanno carattere genocidiario, chiede alla Corte di accertare se sono tali e, in caso di accertamento positivo, di emettere una decisione che obblighi Israele di smetterla con queste condotte”.
Il magistrato ricorda che né la Corte internazionale di giustizia, né la Corte penale internazionale dell’Aja emettono ordini di esecuzione: “I loro verdetti, tuttavia, contengono un fortissimo messaggio politico che viene rivolto allo Stato in questione”.

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