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“La Gen Z non trova lavoro? Sono svogliati, impreparati. Ai colloqui si presentano con i genitori e chiedono compensi esagerati”

È quanto è emerso da un recente sondaggio della rivista Intelligent, secondo il quale i nati tra la fine degli anni Novanta e i primi dieci anni del nuovo millennio faticano a trovare un’occupazione a causa dei loro atteggiamenti

di Gabriele Scorsonelli

Sono svogliati, sfacciati e con loro è difficile collaborare e raggiungere un accordo: i neolaureati della Generazione Z non sembrano essere particolarmente apprezzati dai datori di lavoro. È quanto è emerso da un recente sondaggio della rivista Intelligent, secondo il quale i nati tra la fine degli anni Novanta e i primi dieci anni del nuovo millennio faticano a trovare un’occupazione a causa dei loro atteggiamenti e del loro modo di vestire. L’indagine ha coinvolto 800 manager e dirigenti a cui è stato chiesto perché preferiscano professionisti più anziani a giovani con poca esperienza.

Condotto nel dicembre scorso negli Stati Uniti, lo studio ha rivelato che molti direttori d’azienda (circa il 39%) cercano sempre più spesso pretesti per assumere personale già ben integrato nel settore, proponendo benefici e stipendi alti. I motivi? Più della metà ha spiegato che i giovani evitano il contatto visivo durante i colloqui e chiedono compensi esagerati. Diversi candidati, poi, si presentano con i genitori e indossando abiti inadeguati all’ambiente. Due terzi dei datori di lavoro, inoltre, hanno sottolineato come i neolaureati della Gen Z siano incapaci di gestire i compiti loro assegnati, arrivino in ritardo in ufficio e spesso non rispettino le scadenze.

E non è tutto. Secondo la statistica elaborata da Intelligent, il 58% dei dirigenti ritiene che i giovani si offendano troppo facilmente, non accettino le critiche e siano impreparati ai ritmi della vita lavorativa. In più, non sarebbero in grado di comunicare efficacemente con superiori e colleghi, mancando spesso di professionalità. Per agevolare il loro inserimento in azienda “bisogna seguirli e affiancare loro professionisti navigati invece di assumere candidati più anziani”, l’opinione di Joe Mull – come riporta il New York Post –, autore di “Employalty: How to Ignite Commitment and Keep Top Talent in the New Age of Work” (“Occupabilità: come stimolare l’impegno e trattenere i migliori talenti nella nuova era del lavoro”).

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