Sono sei i container del cargo che al largo delle coste portoghesi ha riversato in mare più di 25 tonnellate di pellet, suddivise in 1.050 sacchi di 25 chili ognuno. Il primo avvistamento delle piccole palline di plastica sulla costa è avvenuto il 13 dicembre. Tuttavia, solo lo scorso 5 gennaio il governo della Galizia (la Xunta) ha attivato un protocollo di emergenza per inquinamento marino. Dopo giorni di polemiche tra esecutivo regionale e centrale, che si accusavano a vicenda di inazione, il governo galiziano guidato dal popolare Alfonso Rueda ha annunciato questo martedì che innalzerà l’allerta al livello 2 per permettere l’intervento dell’esecutivo statale.

La decisione del presidente popolare è arrivata poche ore dopo quella del governo delle Asturie che questa mattina ha richiesto l’intervento dell’esecutivo centrale dopo aver avvistato lo stesso materiale in alcune spiagge della regione. Nel tardo pomeriggio si è aggiunta anche la Cantabria. Anche il governo dei Paesi Baschi ha attivato questo martedì un protocollo di emergenza nel caso in cui questo materiale dovesse avvicinarsi alle coste regionali. Nonostante la pressione del governo centrale, Rueda aveva respinto la possibilità di innalzare il livello di allerta, almeno fino a quando non avesse ricevuto più informazioni sulla dimensione e sulla gravità del problema. L’insistenza dell’esecutivo di Pedro Sánchez viene vista dal governatore popolare come un tentativo di strumentalizzare questo problema ambientale per motivi elettorali. La Galizia, infatti, è chiamata a votare il nuovo governo regionale fra poco più di un mese, il prossimo 18 febbraio.

Associazioni ecologiste e volontari hanno sollevato critiche sia contro la Xunta sia contro il governo centrale per essere intervenuti con estremo ritardo di fronte a una situazione in cui era necessario un intervento immediato. Marinella Farré, investigatrice del Consiglio Superiore di Investigazioni Scientifiche spagnolo (CSIC), ha affermato che è necessario ritirare questo materiale il prima possibile per evitare un impatto ambientale più grave. “È una corsa contro il tempo”, ha affermato ai microfoni dell’agenzia di stampa Europa Press. L’esperta stima che queste piccole sfere, utilizzate come base per produrre molteplici oggetti di plastica che utilizziamo nella nostra vita quotidiana, possano impiegare tra i 50 e i 70 anni per scomparire dall’ambiente marino.

Organizzazioni come Surfrider Europe, dedicata alla protezione degli oceani e dei litorali, spiegano che ogni anno l’industria dell’Unione europea “perde” circa 160.000 tonnellate di pellet di plastica. Spesso, in caso di incidenti durante il trasporto o in caso di negligenza, questo materiale finisce in mare e viene trascinato dalle correnti fino alle spiagge dove centinaia di specie animali lo scambiano per alimento e lo ingeriscono, mettendo a rischio la fauna locale. Per questo, diverse associazioni chiedono una regolamentazione europea per la produzione e la distribuzione dei pellet.

Il leader dei Popolari, Alberto Nuñez Feijóo, insieme alla vicepresidentessa seconda della Xunta e assessora al Medio Ambiente, Ángeles Vázquez, hanno negato la tossicità e la pericolosità del materiale, ma la procura generale dello stato spagnolo indaga sull’accaduto per stabilire la portata del problema e le responsabilità.

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