di Marco Bertolini

In questi giorni ritorna nelle sale “Vacanze di Natale”, l’unico, l’originale, l’inimitabile, come recita la locandina. Sono passati 40 anni da quel dicembre del 1983 e possiamo considerarlo a pieno titolo come un film cult, generazionale, documentaristico. Quel nuovo tipo di commedia all’italiana rappresentava perfettamente l’Italia di quegli anni, da bere e godersi fino in fondo con una spensieratezza che è finita, purtroppo, con l’attentato alle Torri gemelle a la globalizzazione selvaggia. Nello stesso periodo avveniva nel nostro paese una rivoluzione culturale dalla portata epocale grazie all’esplosione delle tv private locali e poi nazionali e alla loro programmazione commerciale, leggera, ammiccante, infarcita di spot allineati e propellenti a quel consumismo che pareva senza fine e senza scopo e che nei fatti si è rivelato tale.

Il rappresentante principe di quella rivoluzione è stato senza dubbio Silvio Berlusconi, con tutte le sue luci ed ombre. Quello che l’Italia è oggi, quello che siamo noi italiani, è in gran parte conseguenza del Cavaliere televisivo, prima e ancor più del Presidente politico. Sorrentino, con il suo “Loro”, ci ha dato la possibilità di conoscere meglio quel personaggio così importante della nostra storia. O perlomeno, ci avrebbe potuto dare la possibilità se non fosse che la sua opera sia completamente sparita nel nulla. Nell’era delle mille piattaforme che offrono streaming, acquisti digitali e fisici, di “Loro” non c’è più traccia, a differenza del primo cinepanettone. Come se vivessimo in un’Unione Sovietica alle prese con i film e la musica occidentale, dobbiamo subire una pesantissima censura non dichiarata, in cui Sorrentino non è stato messo pubblicamente all’indice, ma il suo film nei fatti è stato relegato al “mercato nero”.

Se lo si vuole vedere si deve ricorrere alle versioni estere polacche, tedesche, inglesi da acquistare su Amazon, in modo che la storia raccontata sia vista dal minor numero possibile di persone. Segno dei tempi, molto degradati, e simbolo di quanto sia ipocrita sbandierare ogni tre per due la bellezza e superiorità della democrazia italiana e della sua presunta libertà di stampa, quando uno dei registi italiani più famosi e premiati della storia del nostro cinema non trova alcun tipo di distribuzione. A questo punto, per tirarsi su di morale e cominciare il nuovo anno senza i soliti piagnistei, non rimane che seguire la massa ed evadere per qualche ora dalla realtà, ridendo con nostalgia insieme a Jerry Calà, Christian De Sica e Moana Pozzi e ripensando a come si stava meglio quando si stava peggio!

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