Con il primo sì in commissione Giustizia del Senato – grazie al voto compatto del centrodestra e di Italia viva di Matteo Renzi – si va verso il via libera definitivo all’abolizione del reato di abuso d’ufficio. E mentre i parlamentari del Partito democratico (che insieme a M5s e Verdi-Sinistra hanno votato contro) criticano pesantemente la decisione – il senatore Walter Verini parla di un governo che procede verso lo “smantellamento dei presìdi contro la corruzione” – tra i sindaci dem c’è chi esulta. Il primo cittadino di Pesaro, coordinatore dei sindaci Pd e presidente di Ali, Matteo Ricci definisce “una vittoria” il voto in commissione. Con lui tanti altri sindaci al punto che il renziano Davide Faraone, con ironia, consiglia “a Elly Schlein di ascoltare di più i propri amministratori, prima di assecondare il M5S e fare battaglie campali in Parlamento”. Dai microfoni di Radio Popolare il deputato del Pd ed ex ministro della Giustizia Andrea Orlando contesta la posizione di questi sindaci di sinistra: “Sbagliano, è un errore politico grave perché penso che riconfigurare l’abuso d’ufficio è esercizio opportuno, cancellarlo rischia di creare anche per i sindaci ancora più problemi di quanti ne risolverà, saranno i sindaci dei prossimi decenni a pagare l’errore di valutazione fatto oggi”, ha affermato Orlando.

Ricci: “Una vittoria” – “Noi sindaci chiedevamo da dieci anni la revisione del reato di abuso d’ufficio. È un reato che nel 95% dei casi finisce in assoluzione o archiviazione e che un amministratore rischia di compiere esclusivamente votando o firmando un atto. Non funziona e ha rischiato finora di intasare un sistema giudiziario già storicamente troppo lento”, ha detto Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro. Intervenendo a Zapping su Radiouno, ha aggiunto che “nel Partito Democratico c’è stata una grande discussione sul tema: noi sindaci, pur rispettando la posizione dei parlamentari dem non possiamo che considerare quella di oggi come una vittoria“, ha concluso Ricci.

Nardella: “Reato inefficiente e inefficace” – Anche il primo cittadino di Firenze ricorda che “tutti i sindaci, indipendentemente dal colore politico, hanno sempre denunciato la inefficienza, la inefficacia di questo reato di abuso di ufficio”. Per Dario Nardella, intervenuto alla trasmissione Agorà su Rai Tre, “la più chiara sarebbe una riforma complessiva dal punto di vista del diritto penale di quella che è la discrezionalità politica e le responsabilità e di quelle che sono le competenze tecniche. Noi chiedevamo una riforma radicale”. Sulla posizione del suo partito Nardella sottolinea di non vedere “un plateale conflitto tra i sindaci del Pd e il partito perché, attenzione, non è che il Pd ha detto che va bene così com’è questo reato”. “Non condivido la definizione di reato spia, dico che, se si fosse fatta una riforma seria e radicale sarebbe andato anche meglio”. Cancellarlo “completamente non è detto che dia gli stessi effetti di una riforma”, ha concluso il sindaco di Firenze.

Guerra: “Allontana lo spettro di processi” – A favore dell’abolizione del reato di abuso d’ufficio c’è anche il sindaco di Parma, Michele Guerra, eletto nello scorso anno da indipendente con una coalizione di centrosinistra: “La misura sull’abuso d’ufficio non creerà una schiera di pericolosi criminali ai vertici degli enti locali, ma eviterà allo stato spese enormi per indagini chiuse nel 93% dei casi con la piena assoluzione” ha spiegato in una lettera al Foglio sottolineando che, a suo avviso, la cancellazione del reato ha anche il merito di “allontanare dalla mente di migliaia di amministratori locali lo spettro di potenziali processi lunghi che incidono sulla regolare azione amministrativa e sulle serenità di intere Giunte e famiglie”.

Uggetti: “Un primo passo giusto” – Il sindaco Pd di Cesa e consigliere provinciale di Caserta, Vincenzo Guida, si scaglia contro il suo partito: “Che il Partito Democratico voti contro nonostante l’Anci, guidata da un sindaco del Pd, e tanti amministratori chiedono questo provvedimento fa capire quanto il mio partito sia distante dalla realtà“, scrive sul suo profilo Facebook Guida. Parla invece di “un primo passo, ma un primo passo giusto“, Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi eletto con il Pd indagato, condannato e poi assolto dall’accusa di turbativa d’asta per una gara sulla gestione delle piscine scoperte della cittadina lombarda. “Servono diversi interventi – ha spiegato all’Ansa – perché c’è un tema di equilibrio di poteri fra la parte politica e la magistratura dal ’92, un conflitto irrisolto. Ci sono normative diventate punitive per amministratori e funzionari pubblici e su questo dovrebbero intervenire tutte le forze politiche”. Risponde invece con un “non rilascio dichiarazioni su questo” il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, interpellato telefonicamente dall’Ansa: Carletti, esponente del Pd, si trova attualmente a processo proprio per abuso di ufficio nel dibattimento, davanti al tribunale di Reggio Emilia, nato dall’inchiesta “Angeli e Demoni” sui presunti affidi illeciti nella Val d’Enza reggiana.

La posizione di Decaro e Sala – Pochi giorni fa dalle pagine di Repubblica, il dem Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, ha ribadito la sua posizione: “Ogni giorno un sindaco deve decidere se firmare un atto, rischiando l’abuso di ufficio, o non firmarlo rischiando l’omissione in atti di ufficio. Sul tavolo c’è il rallentare procedure essenziali per il cittadino, quelle semplici ma anche quelle con in ballo milioni di euro come il Pnrr. Noi non vogliamo sottrarci ai controlli – ha aggiunto – ma servono leggi che ci permettano di lavorare. Questo abbiamo sempre chiesto”. Tra i big del Pd c’è anche il sindaco di Milano Beppe Sala che nei mesi scorsi commentava: “Sarebbe stato meglio modificare l’abuso d’ufficio anziché abolirlo? Forse, ma dopo anni di lavori parlamentari a una vera riforma non si è mai arrivati”.

De Magitris: “Sono contrario all’abolizione” – In una posizione diametralmente opposta a quella dei suoi ex colleghi c’è Luigi de Magitris. Per il portavoce di Unione Popolare ed ex sindaco di Napoli “cancellare l’abuso d’ufficio fa crollare i processi contro i colletti bianchi. Contrariamente a molti dei miei ex colleghi sindaci – aggiunge a LaPresse – io non sono contrario all’abuso d’ufficio, soprattutto quello patrimoniale. Perché chi ha esperienza sa che l’80% delle indagini per reati gravi come corruzione, concussione, peculato, associazione mafiose nascono dall’abuso d’ufficio”. L’allora sindaco di Napoli fu condannato, il 24 settembre del 2014, dal tribunale di Roma per concorso in abuso d’ufficio insieme con il consulente informatico Gioacchino Genchi. Per entrambi la pena è stata di un anno e tre mesi (sospesa e con la non menzione) per aver acquisito, quando De Magistris era pm a Catanzaro, i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza la necessaria autorizzazione da parte delle Camere. Poi De Magistris è stato definitivamente assolto in appello e in Cassazione. “Attraverso quella condanna – ricorda l’ex sindaco – io fui sospeso da sindaco per un reato che non solo non avevo commesso, come poi è stato dimostrato, ma per cose tra l’altro che erano legate alla mia attività di magistrato, quindi non di sindaco, risalenti a tre anni prima. Ero un magistrato che aveva osato indagare sulla politica e sul sistema criminale”.

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