Karim Konaté, Lamine Camara e Kamory Doumbia. Segnatevi questi nomi, se già non li conoscete. Sono solo alcune tra le più luccicanti pepite d’oro nella vetrina della prossima Coppa d’Africa. Oltre a costare già parecchio e a essere già nei radar dei top club europei, hanno in comune anche un’altra cosa: sono tra i più ricercati pezzi da esportazione di alcune delle principali accademie calcistiche attive nel continente africano.
Quello delle accademie fondate e/o gestite in collaborazione con partner europei, infatti, è un fenomeno molto diffuso in Africa Occidentale e Centrale. La generazione dorata del Senegal, che negli ultimi due anni ha vinto qualsiasi cosa a livello continentale dai senior alla U17, deve tutto o quasi alle tante realtà accademiche spuntate nel Paese all’alba del nuovo millennio. Tra tutte, nel variegato microcosmo senegalese, spiccano la Diambars, l’accademia fondata da Patrick Viera e affiliata all’Olympique Marsiglia, e soprattutto la Generation Foot di Dakar, la culla di gente come Sadio Mané, Ismaila Sarr e appunto Lamine Camara, probabilmente il candidato più credibile al prossimo premio di “Best young player” del torneo. Fondata nel 2000 da Mady Touré, con gli anni la GF si è data una struttura professionale, stipulando nel 2003 un partenariato con i francesi del Metz. “Se in futuro il binomio GF-Nazionale dovesse continuare ad essere virtuoso come adesso, sono convinto che vinceremo il Mondiale”, ha assicurato, ambizioso, il presidente Touré.
Il know-how europeo è stato un elemento importante. Lo sbarco di un allenatore francese, Jean-Marc Guillou, ad esempio, ha completamente stravolto la vita calcistica di Costa d’Avorio e Mali. A cavallo del nuovo millennio, a Sol Béni, in Costa d’Avorio, Guillou ha fondato un’accademia giovanile all’avanguardia, l’unica in Africa in quel momento, formando la generazione d’oro degli Elefanti che nel 2005 avrebbe tagliato il traguardo della prima, storica qualificazione ai Mondiali. Lasciata l’ASEC, la storia di Guillou è proseguita in Mali, dove ha fondato la JMG Academy. La prestigiosa accademia di Bamako, legata dal 2015 al Salisburgo, ha fatto da incubatore per talenti come Amadou Haidara, Diadie Samassekou, Mohamed Camara, Yves Bissouma, Sekou Koita e non ultimo Kamory Doumbia, stellina del Mali recentemente balzata all’onore delle cronache per un poker in Ligue 1 con la maglia del Brest.
In Ghana, invece, la figura chiave è stata quella di Tom Vernon. Nel 1999, l’allora caposcout del Manchester United, ha posato la prima pietra della Right to Dream Academy, la fucina di talenti affiliata ai danesi del Nordsjaelland da cui è uscito, ad esempio, Mohammed Kudus, stella del West Ham e della nazionale ghanese. Insieme al Cotonsport di Garoua, vivaio in cui ha mosso i primi passi il napoletano André-Franck Zambo Anguissa, invece, l’Ecole de football des Brasseries – l’accademia che ha sfornato gente come Samuel Eto’o, Rigobert Song e Vincent Aboubakar – è il faro del movimento in Camerun.
Un ruolo simile, in Guinea, lo ricopre l’Horoya. Il club di Matam, guidato dal plenipotenziario Antonio Souaré, negli ultimi anni non solo ha consolidato il dominio in patria, ma si è anche affermato sulla scena continentale, raggiungendo 2 volte i quarti di CAF Champions League (2018, 2019) e una volta la semifinale di CAF Confederation Cup (2020), dopo aver vinto la defunta Coppa delle Coppe d’Africa nel lontano 1978. “Il nostro percorso di crescita continua a gonfie vele. Da 10 giochiamo la Champions League. Vogliamo recitare un ruolo di primo piano in Africa, con particolare attenzione al settore giovanile. A proposito, negli ultimi anni abbiamo ottenuto risultati soddisfacenti a livello di U15, U17 e U18”, ha raccontato il tycoon guineano in una recente intervista ai microfoni di Canal Plus Afrique. Soprattutto, però, ha plasmato diversi giocatori, poi entrati in pianta stabile nel giro della nazionale guineana. Tra questi, il più famoso è sicuramente Naby Keita, ex centrocampista di Lipsia e Liverpool, nonché stella assoluta del Syli National.
Le accademie, naturalmente, sono di casa anche in Nigeria. La culla della “naija” è uno dei Paesi africani con la maggiore concentrazione di settori giovanili privati, compresi quelli gestite dai club europei o aperti da ex calciatori, come la Papilo Football Academy di Nwanko Kanu o la Simoben di Victor Moses. La Ultimate Strikers di Lagos, dove è sbocciato il talento di Victor Osimhen, è una delle più celebri. “È stata la mia socia, Shira Yussuf, a scoprire Osimhen in un incontro regionale”, ha raccontato Gerard Benoît Czajka, il suo ex agente, ricordando proprio il periodo in cui l’attuale Pallone d’Oro africano militava nella Ultimate Strikers.
Sotto questo punto di vista, tuttavia, c’è fermento anche in Nordafrica. Il nipote di Guillou, il compianto Olivier, per dire, ha fatto germogliare i semi del talento in Algeria, gestendo per diversi anni l’accademia del Paradou, serbatoio dalla quale le Volpi del Deserto negli ultimi anni ha attinto gente come Ramy Bensebaini e Youcef Atal. Qualche chilometro più a ovest, in Tunisia, c’è la Planet Football Academy, uno dei centri di riferimento insieme al vivaio dell’Espérance di Tunisi, uno dei club più blasonati del Paese. In Marocco, infine, ha sede l’accademia calcistica più famosa del Nordafrica: la celebre Mohammed VI di Salé, Rabat. Fondata nel 2009, la Coverciano marocchina sta tirando su la nuova generazione di Leoni dell’Atlante. Ultimi prodotti sfornati: Yousef En-Nesyri, Nayef Aguerd e Azzedine Ounahi, tre pilastri della nazionale marocchina che in Qatar ha fatto la storia, diventando la prima nazionale africana a spingersi sino a una semifinale iridata.