Un Capodanno differente. In piazza, e che piazza: una delle meraviglie del mondo, Piazza del Campo. O meglio, nel backstage del concertone della notte di San Silvestro a Siena, in compagnia di artisti e addetti ai lavori. Fuori, tutti a cantare e ballare fino alle ore piccole in quella mega-Conchiglia che d’estate ospita l’intramontabile Palio; dentro, assistiamo ai preparativi e alle scaramanzie di rito, con tanto di cenone freddo ammannito già parecchie ore prima della fatidica mezzanotte. Ma ne vale assolutamente la pena. Anche perché il dietro le quinte si svolge dentro il Comune, detto Palazzo Pubblico: affrescato sublimemente, ogni sala trasuda storia e c’è persino un teatro-bomboniera nelle sue viscere. Intorno a noi si muove gente con milioni di followers sui social, ma siamo tutti uguali davanti al tribunale del b-side di un grande evento. Nella fattispecie organizzato dal gruppo Leg, una garanzia.
Eccoci qui radunati insieme, io e Mariangela, i vigili urbani e la security, Emma (la protagonista principale) e Riccardo Zanotti, frontman dei Pinguini Tattici Nucleari, venuto solo a salutare il suo amico del duo cabarettistico dei PanPers che aprono, alle 21,30, la serata all’aperto. A seguire la cantante già vincitrice di Amici e Sanremo, assurta a simbolo dell’empowerment femminile. Entra dalla porta di servizio, in pellicciotto rosa, e se ne va nel suo camerino. Mi sfila accanto ma fingo di non riconoscerla, come feci una sera con Ligabue quando l’incontrai a Venezia in una Piazza San Marco desertica. Mi fissò e io mi voltai di scatto, come un automa sdegnoso. Mai dare soddisfazioni ai vip. Che poi a essere sinceri a me la musica di entrambi proprio non riesce a dire molto. Però l’energia della prima è davvero contagiosa.
La platea intona a memoria le sue canzoni e come traino al conto alla rovescia funziona benissimo. Nella piazza tornata finalmente a riempirsi dopo il fermo Covid. È il momento dei brindisi, del trenino brasiliano e di Dj Angelo in consolle. Fino a pochi minuti prima era stato tra i più assidui al buffet, bicchiere di vino rosso sempre in mano: ogni tanto spariva qualche bottiglia e non era difficile divinare dove fosse finita. L’Angelone Nazionale penso abbia gradito pure la melanzana alla parmigiana. Se mi leggi, sappi che vi ascolto tutti i giorni a “Ciao Belli” su Deejay: io ero quel tizio col dolcevita blu e il capello giocoforza a zero che ti osservava per non guardare Emma e non ripensare a Ligabue.
Ma una volta salito sul palco e iniziato il suo turno speciale di lavoro, è stato lucidissimo e ha acceso l’entusiasmo della folla. Mai visto un agglomerato di persone tanto civili e composte, specie l’ultimo dell’anno. Compresi i giovanissimi. Retaggio forse di secoli di nobiltà interiore. Traspare il senso di vitalità e vivibilità del luogo: è bello starsene in giro, non mitridatizzati invano dal display di uno smartphone. Del resto l’Unesco ha definito Siena “un capolavoro di dedizione e inventiva in cui gli edifici sono stati disegnati per essere adattati all’intero disegno della struttura urbana”. Un centro storico medievale delimitato dai bastioni del XIV e XVI secolo; Piazza del Campo, con la sua circonferenza di 333 metri; il Duomo, esemplare tra i più alti di cattedrale romanico-gotica con Donatello, Michelangelo, Bernini. E noi abbiamo avuto la fortuna di essere accompagnati da una guida mirabile, cultura e presenza di spirito: Mattia.
Le opere d’arte sono disseminate dappertutto, da Duccio di Boninsegna a Simone Martini. Un tempo Siena era potente quanto Parigi. L’acme del suo splendore temporal-spirituale lo raggiunse durante il Governo dei Nove, dal 1287 al 1355. Poi l’avvio di una lenta decadenza, accentuata dalla peste del 1384. Siena e le sue 17 contrade, che si sfidano dal 1644 nell’iconica giostra equestre del Palio. Siena con i suoi quattro patroni, e la Vergine Maria a mo’ di super-patrona glocal.
Sorprende il basso profilo degli abitanti e dei rappresentanti di un posto che se fosse dislocato in un’altra nazione sarebbe propagandato a reti unificate, da mane a sera. Si sente un po’ provincia, Siena, quand’è universale. Il nuovo sindaco, il primo sindaco senese donna di sempre, Nicoletta Fabio, ci spiega: “La nostra città era diventata, secondo alcuni, una bella addormentata. Puntiamo a vivacizzarla e su un turismo di qualità”. Magari non mordi-e-fuggi come nella vicina, rivale, incombente Firenze.