di Antonella Galetta
Mancavo da Tenerife da due anni, arrivata prima di Natale all’aeroporto sud, mi sono subito resa conto che non era più l’isola di una volta, invece della tranquillità, relax, cibo genuino, silenzio, mi sono imbattuta nella confusione e nel rumore… ovunque. Difficoltà a prendere taxi o bus o automobili a noleggio, puzza di gas (scarico delle numerosissime auto). Si sentono lingue europee ma soprattutto molti italiani rispetto agli inglesi degli anni passati.
Io ho preso un bus per recarmi all’abitazione a Los Cristianos, circa un’oretta di attesa. Il traffico sulla TF1 era veramente insopportabile, spesso rallentamenti per un tragitto di soli venti chilometri. Primo giorno di spiaggia a Las Vistas, tantissimi bambini, anziani, i più numerosi sono ancora gli italiani che si sono trasferiti per lavoro (nel campo ristorazione) ma tanti pensionati che grazie al clima mite e al risparmio della tassazione delle pensioni hanno deciso di salutare l’ Italia. Agli italiani, si aggiungono gli inglesi, i tedeschi, qualche francese, senza parlare dei cinesi che stanno investendo in ristoranti e negozi. Un’isola di soli 2.034,38 kmq e 342 km di costa mi è sembrata un po’ troppo congestionata.
Nel 2022 oltre 6 milioni di persone hanno soggiornato nell’isola unica al mondo per biodiversità. Oltre 800 specie di fauna e flora autoctone. Ed io mi sono chiesta se tutto questo carico di turismo non sia pericoloso per l’isola nel cuore dell’Oceano Atlantico. Ricordo che al centro di Tenerife sorge il più grande e antico parco di tutto l’arcipelago, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco “il Parco del Teide” (vulcano), zona protetta, qui è possibile ammirare le ginestre bianche o rosa, la viperina in fiore, e non dimentichiamo il pino canario che dopo gli incendi ha la capacità di rigenerarsi.
Lasciamo il mare e dopo circa una settantina di chilometri si raggiunge il paradiso, cielo terso sopra le nuvole aria frizzante con temperature medie massime di 7/8 gradi sui 2.200 m alla Canada (centro accoglienza) la zona dove collassò il vulcano che plasmò l’isola. Paesaggio lunare, unico al mondo con panorama mozzafiato, si può perfino vedere il mare se non ci sono le nuvole. Poi chi vuole può prendere la funivia per raggiungere la vetta più alta d’Europa 3.715 m. Capite che il flusso di turisti nel 2022 è stato di circa 6 milioni e vi assicuro che tutti o quasi hanno raggiunto il parco nazionale.
Purtroppo questo turismo di massa è inconciliabile con un territorio così piccolo. Questa situazione incomincia a creare una certa insofferenza degli isolani nei confronti degli ospiti. Oltre ai problemi ambientali e di inquinamento devono fare i conti tutti i giorni con le code, i rallentamenti, i negozi affollati, i ristoranti pieni ma anche con il caro prezzi degli alloggi che ormai battono i 7/8 mila euro al mq e gli affitti alle stelle. Non mi sono scandalizzata nel vedere un cartello in una delle più belle spiagge Tejta con la scritta: “I turisti tornino a casa”.
C’è da dire inoltre che gli imprenditori, i ristoratori sono italiani, inglesi ora anche cinesi mentre i canari sono quasi sempre solo dipendenti. La situazione quindi da idilliaca sta diventando insostenibile e insopportabile per chi e nativo. Per l’impatto ambientale il ministero del Turismo delle isole Canarie ha preso parte alla COP28 di Dubai presentando un programma per decarbonizzazione. Il movimento dei residenti chiede di ridurre il numero dei visitatori e di imporre un’eco-tassa per i turisti per finanziare gli sforzi di conservazione.
Io che conosco le Canarie vi assicuro che sono ipersfruttate, hanno costruito hotel e abitazioni negli ultimi anni in modo esagerato, sulle colline si vede solo cemento. Se continueranno a pensare solo al business e non al bene delle isole, gli amanti della naturalezza troveranno altri luoghi meno intasati e più sostenibili.