Otto ore di negoziati, poi la doccia fretta: Wärtsilä ha detto no alla proroga degli ammortizzatori sociali per i dipendenti dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, alle porte di Trieste, aprendo di fatto le porte al licenziamento di 300 lavoratori impiegati nello stabilimento per la costruzione dei motori navali. È stata una notte drammatica quella andata in scena al ministero delle Imprese e del made in Italy, dove il governo era rappresentato dalla sottosegretaria Fausta Bergamotto, nel confronto tra l’azienda, i sindacati e la Regione Friuli Venezia Giulia.
Nei fatti, non sottoscrivendo l’accordo di proroga sul Contratto di solidarietà, la multinazionale ha dichiarato il licenziamento dei 300 dipendenti della produzione e la precarietà occupazionale dei 600 lavoratori del service con un progressivo disimpegno della multinazionale in tutto il territorio nazionale. Le trattative hanno avuto un inizio contrastato con posizioni che sembravano ferme e non conciliabili. Successivamente il confronto si è avviato su diversi punti e si è continuato a trattare per provare ad arrivare a un compromesso, fino a confrontarsi davanti a un testo di accordo. Dopo una pausa per consentire a ciascuno di analizzare i punti dell’intesa, l’azienda ha rifiutato di firmare la proroga del contratto di solidarietà.
“Wärtsilä sceglie i licenziamenti, non concede la proroga del contratto di solidarietà e aumenta la precarietà occupazionale dei 600 dipendenti del service. Una scelta inaccettabile che arriva dopo un anno e mezzo durante il quale la multinazionale non ha fatto nulla per sostenere la reindustrializzazione del sito e ha scaricato l’onere su governo e istituzioni “, accusano Fiom, Uilm e Fim. Per la multinazionale “non c’erano le condizioni per sottoscrivere l’intesa già raggiunta” sulla proroga del contratto di solidarietà fino al 30 giugno. La decisione della multinazionale finlandese non sarà comunque indolore per le casse dell’azienda: la soluzione unilaterale la costringerà a pagare lo stipendio integrale per 6 mesi ai licenziati più una sanzione per la norma contro le delocalizzazioni. La cifra potrebbe aggirarsi tra i 30 e i 35 milioni di euro, cioè più onerosa che non la proroga della solidarietà.
“Ora è necessario che il Governo, la Regione Friuli-Venezia Giulia e i parlamentari territoriali rafforzino l’azione di sostegno a percorsi di rioccupazione dei 300 lavoratori agendo immediatamente, anche con interventi legislativi, sulla multinazionale per arginare e recuperare i danni industriali e sociali che stanno provocando al nostro Paese e anche per recuperare gli ingenti contributi pubblici trasferiti dallo Stato alla multinazionale”, proseguono i sindacati annunciando che saranno calendarizzate le assemblee di fabbrica per decidere con i lavoratori le prossime iniziative da intraprendere e la ripresa della mobilitazione per contrastare le scelte di Wärtsilä.