“Siamo sicuri che se Biancaneve fosse stata una cozza il cacciatore l’avrebbe salvata lo stesso?”. Paola Cortellesi in versione Littizzetto inaugura l’anno accademico della Luiss con quello che diverse testate segnalano come monologo sugli “stereotipi sessisti”. Secondo quanto riportano Stampa e Repubblica alcuni passaggi/battuta del discorso riguardano sempre Cenerentola, Biancaneve &co.: “Perché il principe ha bisogno di una scarpetta per riconoscere Cenerentola, non poteva guardarla in faccia?”; “chi è così ingenua da fidarsi di una strega?”. Cortellesi “è tornata sui temi a lei più cari. A partire proprio da tutti quei luoghi comuni, apparentemente innocenti, contenuti anche nel mondo delle favole. E che, pericolosamente, costruiscono l’immaginario collettivo sulle donne, ingabbiandole solo in certi ruoli”, scrive La Stampa. Ruoli che nelle favole avrebbero una rigida fissità caratteriale (come del resto, essendo fiabe, quelli degli uomini o degli animali ndr)”.
La celebre comica e attrice avrebbe sottolineato il fatto che alle donne delle favole viene riconosciuta solo la dote della bellezza, sono smaliziare e bisognose di salvezza (leggasi: solo da uomini e da uomini potenti). Oppure eccole cattive nella parte della strega, matrigna, sorellastra. All’occorrenza, e qui scatta la battuta che sembra già uscita da qualche monologo di Lella Costa: “Biancaneve faceva la colf ai sette nani!”. Sempre secondo i due quotidiani del gruppo Gedi Cortellesi ha “rivolto un appello accorato agli studenti maschi chiedendo rispetto verso le compagne e tutte le donne”.
Infine, un passaggio sul campione stratosferico, e inatteso, d’incassi da lei diretto e interpretato, C’è ancora domani: l’emancipazione femminile passa dalla passione politica e dal diritto al voto, insomma le donne si salvano da sole, come Delia/Paola che contrariamente alle favole di una volta fa saltare in aria il bar del babbo del futuro marito della figlia perché in lui intravede un futuro uomo violento tra le mura domestiche.