È stato rinviato a giudizio, con l’accusa di uccisione di animali aggravata dai futili motivi, e dovrà comparire davanti al giudice monocratico del tribunale di Roma, il proprietario dei due cani di razza Huski che avrebbero sbranato e ucciso quattro gatti randagi di un’associazione di volontariato animalista a Roma.

Secondo la ricostruzione dei fatti dell’accusa, il proprietario che portava a passeggio con il guinzaglio i due cani, non si sarebbe adoperato per evitare che gli Huski si avventassero sui felini ma anzi gli avrebbe incitati a portare a termine quell’orrore.

Come si legge negli atti della procura: “La lucida volontà dell’imputato di uccidere la gatta è stata chiaramente espletata”. Inoltre l’uomo avrebbe trovato piacere e gusto nel veder soffrire l’animale e rivolgendosi alle volontarie intervenute per soccorre l’ultima gattina dei quattro avrebbe detto: “Questi gatti hanno rotto, ne ho fatti già ammazzare tre. Troppi altri ne farò uccide”.

“Si divertiva mentre vedeva i suoi cani massacrare i mici”, affermano a Il Messaggero le volontarie del centro che ad oggi non si sentono al sicuro e temono la possibilità che una vicenda simile si ripeta. L’associazione La Casetta dei Gatti – che si è costituita parte civile del processo – è attiva dal 2004 salvando e prendendosi cura di numerosi gatti feriti e abbandonati diventando negli anni una vera e propria istituzione, un punto di riferimento.

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