Per decisione del papa, l’Ospedale Bambin Gesù ha rifiutato una donazione di un milione e mezzo di euro da parte dell’impresa Leonardo. “Donazione inopportuna”, è stata la risposta degli amministratori dell’ospedale. Espressa con cortesia ma accompagnata dall’affermazione che era impossibile accettare. Gli esponenti del gruppo, impegnato in prima linea nella produzione e nel commercio di armi, si sono detti meravigliati ma – per giocare con le parole – c’è solo da meravigliarsi della meraviglia.
Il papa argentino si affaccia proprio questo anno sulla scena internazionale con una posizione di autorità morale che gli viene dall’essere connesso con una vasta corrente di opinione pubblica internazionale. Il suo ostinato rifiuto ad arruolarsi sotto le bandiere di una o dell’altra parte nel conflitto ibrido tra Nato e Russia, sostenendo testardamente la necessità di un negoziato di pace, si è rivelato nel corso del 2023 sempre più in sintonia con l’orientamento della maggioranza degli stati del pianeta. In special modo in quell’area che viene chiamata il Sud globale.
Allo stesso modo la sua tenace difesa dell’imprescindibilità di una esistenza a pari diritti di Palestina e Israele si è dimostrata, all’indomani della crisi apertasi in Medio Oriente dopo il barbaro attacco di Hamas del 7 ottobre, l’unica prospettiva realistica per aprire una pagina nuova nell’area. Tanto più che è questa la carta che sta giocando sin dall’inizio il presidente statunitense Biden.
La linea di Bergoglio tuttavia, in questi anni, è sempre stata accompagnata da una costante denuncia degli interessi dei produttori di armi nell’alimentare la corsa agli armamenti e in ultima analisi favorire la durata e l’estensione dei conflitti. Dietro la “terza guerra mondiale a pezzetti” – Francesco ha dunque denunciato sin dall’inizio del suo pontificato – ci sono robusti appetiti economici. Già nel marzo 2022 (la guerra in Ucraina non durava neanche da un mese) Francesco denunciava lo “scandalo (delle) spese per le armi”. Bisogna creare la coscienza, sottolineava, che “spendere in armi sporca l’anima, sporca il cuore, sporca l’umanità”. Il 3 novembre dell’anno precedente, visitando il cimitero militare francese di Roma, aveva lanciato l’appello “Fermatevi, fabbricanti di armi”, chiedendo se si faceva abbastanza per evitare che non ci fossero economie nazionali “fortificate” dall’industria delle armi.
E’ un tasto su cui Francesco batte sistematicamente. “La guerra è sempre una sconfitta – diceva nel novembre scorso – soltanto guadagnano i fabbricatori di armi”. Non sono parole al vento. Persino durante la pandemia di Covid-19 nell’anno 2020 il mercato delle armi non ha avuto flessioni. Al contrario, è stato in crescita. Il Sipri, centro studi sulla pace di Stoccolma, ha registrato un aumento dei profitti per la somma di 531 miliardi di dollari. Con un incremento delle vendite pari all’1,3 per cento rispetto all’anno precedente. E ancora a Natale scorso, dando la benedizione Urbi et orbi, Francesco ribadiva: “La gente non vuole armi ma pane… chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti”. Eppure, martellava il papa, la gente dovrebbe saperlo. “Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre!”.
Alla luce di questa linea, che per il pontificato bergogliano è caratterizzante e strategica, non c’è da stupirsi del No all’offerta di Leonardo. Anzi, vale la pena di ricordare un episodio poco pubblicizzato ma significativo.
Anno 2020, Francesco lancia a Bari il Forum dei vescovi del Mediterraneo (nel settembre scorso si è recato a Marsiglia per la terza edizione, a cui ha presenziato anche il presidente francese Macron). Nel febbraio del 2022 si tiene invece a Firenze il secondo incontro dei vescovi del Mediterraneo. Interviene anche il presidente della repubblica Mattarella. E’ atteso naturalmente il pontefice per il discorso-cardine dell’evento. Ma Francesco non viene. Tra lo sconcerto dei vescovi viene data la spiegazione che soffre di una improvvisa e acuta gonalgia, un forte male al ginocchio, che gli impedisce di muoversi. In effetti pochi giorni dopo non è nemmeno in grado di presiedere il rito delle Ceneri. Tuttavia dietro le cause mediche c’è anche un motivazione politica.
Francesco ha saputo che nell’ambito dell’evento ci sarò anche una tavola rotonda a cui partecipa Marco Minniti, ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni, autore degli accordi con la Libia per frenare l’ondata migratoria. Francesco è furibondo per le immagini che ha visto sui lager libici e la sorte disumana con cui vengono trattati i migranti detenuti in quel paese. E già questo lo spinge a non volerlo incontrare.
Però c’è qualcosa di più. Minniti è diventato nel frattempo presidente della Fondazione Med-Or promossa da Leonardo. E questo – circola la voce in Vaticano – porta il pontefice a cancellare del tutto la sua partecipazione al summit mediterraneo di Firenze. Con una emanazione dei “fabbricatori di armi” (come li chiama) papa Bergoglio non vuole avere nulla a che fare.