Il “no grazie” del Vaticano alla donazione di un milione e mezzo di euro di Leonardo per l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha fatto storcere il naso al colosso industriale italiano. Un regalo “inopportuno” in questo periodo di guerra per la Santa Sede, proprietaria dell’ospedale infantile. I fondi sarebbero serviti per l’acquisto di una Pec Tac per i piccoli pazienti colpiti da malattie rare, ma il Vaticano ha fatto sapere di non poterli accettare: una scelta in linea con le numerose dichiarazioni di Papa Francesco contro l’industria militare. La società attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza (della quale il Ministero dell’economia e delle finanze italiano possiede circa il 30% delle azioni) ha replicato in maniera secca: “In tutti i teatri di guerra in corso, a partire dall’Ucraina e dal Medio Oriente, non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione“, dichiarano da Leonardo a Repubblica: “Noi – hanno aggiunto – lavoriamo per la sicurezza con sistemi all’avanguardia, droni per la vigilanza, ma niente armi. Non capiamo questo rifiuto”.
Ma è davvero così? Su X Giorgio Beretta – analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e della Rete italiana pace e disarmo – pone un domanda all’azienda. Se è vero che nei teatri di guerra non c’è “nessun sistema offensivo” di loro produzione, può Leonardo “spiegare questi pagamenti ricevuti dallo Stato di Israele per sistemi militari?”. Nel suo post allega un’immagine con una serie di pagamenti per milioni di euro relative a esportazioni di Leonardo proprio a Tel Aviv. L’immagine riprende una parte della relazione “Sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento“. Il report – presentato al Senato dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano, il 9 maggio 2023 – fa il punto anche sull’export di armi e attrezzature militari relative all’anno 2022. Nel primo volume sono presenti il numero e l’importo delle autorizzazioni concesse: dal primo gennaio al 31 dicembre del 2002 sono state 25 la autorizzazioni per esportazioni verso Israele per un valore complessivo di oltre 9 milioni di euro (erano state oltre 12 milioni nel 2021, oltre 21 milioni nel 2020 e quasi 29 milioni nel 2019).
Nel secondo volume è invece presente una scheda del Ministero dell’Economia relativa ai pagamenti dei vari Stati alle aziende italiane che hanno esportato materiali di armamento. E nel 2022 da Israele sono arrivati quasi 30 milioni di euro ad aziende italiane (29.945.448,62 per l’esattezza). Un dato differente rispetto agli oltre 9 milioni presenti nel primo volume del report perché comprende anche tranche di pagamenti di forniture già autorizzate negli anni precedenti. E di questi quasi 30 milioni pagati “dall’utilizzatore finale Israele”, circa il 78% sono destinati proprio a Leonardo Spa: oltre 23 milioni come “importo transazioni” e altri 250 mila euro per “compensi intermediazioni”, “oneri bancari”, “penali” e altro. In definitiva oltre 23 milioni e 300 mila euro sono arrivati a Leonardo da Tel Aviv.
Cosa ci sia dietro questi pagamenti non è chiaro. Nel report non vengono pubblicati i dettagli dei prodotti esportati e i tipi di materiali forniti. Proprio per questo Giorgio Beretta chiede trasparenza: “Leonardo dice di esportare solo sistemi difensivi e droni. Bene, allora ci dica a cosa si riferiscono nel dettaglio tutti questi pagamenti”, spiega l’analista al fattoquotidiano.it. “Se il Papa ha fatto bene a rifiutare la donazione? È un’azienda che produce sistemi militari e che esporta in tutti i paesi (che l’Italia autorizza), anche in quelli dove ci sono conflitti in atto o violazioni di diritti umani, mi sembra che il Papa abbia fatto bene viste la sue posizioni”, commenta Beretta. “L’importante per l’azienda – conclude – è ricevere l’autorizzazione, non ha nessun codice etico e quello che il Vaticano sta chiedendo è proprio questo: che l’azienda si assuma le proprie responsabilità”.
Riamane poi il solito dilemma relativo alla definizione di “sistemi offensivi” o “difensivi”. Un esempio riguarda i veicoli di addestramento: i piloti che da ottobre bombardano la Striscia di Gaza si sono esercitati su aerei e simulatori dell’ex Finmeccanica, oggi Leonardo. Nel 2012 (anno dell’aumento esponenziale delle esportazioni – ma anche delle importazioni – di materiali militari a Israele) viene annunciata dall’allora presidente del Consiglio Mario Monti la definizione del contratto per la fornitura all’Aeronautica Militare Israeliana di 30 velivoli d’addestramento M-346 prodotti dalla Alenia-Aermacchi. “Un contratto, che faceva seguito agli accordi presi dal precedente governo Berlusconi per un pacchetto di acquisti reciproci, di cui ha beneficiato l’azienda del gruppo Finmeccanica (oggi Leonardo), mentre i contribuenti italiani hanno pagato il corrispettivo, per oltre 850 milioni di euro, di tecnologia aerospaziale acquistata da Israele“, scriveva già nel 2021 Beretta sul sito osservatoriodiritti.it. I 30 aerei sono stati consegnati tra il 2014 e il 2016. L’M-346 è un velivolo bimotore e biposto per l’addestramento avanzato dei piloti militari, prodotto dal colosso industriale italiano: come si legge sul sito di Leonardo, l’aereo “può ricoprire efficacemente i ruoli di ‘aggressor’, per le esercitazioni, e di ‘companion’, per mantenere un adeguato livello di prontezza operativa dei piloti da combattimento, garantendo alle forze aeree massima efficienza, efficacia, comunanza, flessibilità operativa e capacità di addestramento al combattimento“. Leonardo ha anche progettato l’M-346FA, la variante “da combattimento” (che può quindi caricare armi) dell’aereo di addestramento che, al momento, non risulta in possesso all’aviazione israeliana. Di certo a Tel Aviv sono entusiasti: “Il vantaggio è che puoi effettuare tutte le missioni, anche quelle operative“, ha affermato il generale israeliano Avi Maor sul sito blogbeforeflight.net: “È molto semplice passare da un M-346 a un vero caccia – ha aggiunto – perché è molto simile. Impari a combattere e passi direttamente al vero aereo da combattimento, non hai bisogno di un nuovo addestramento”.