Boosta lo dice scherzando, ma non troppo, suggerendo un titolo dopo l’incontro in occasione dell’uscita del disco: “I Subsonica ci servono”. Ed è così, tocca dargli ragione. Nel loro ultimo disco “Realtà Aumentata”, che arriva a cinque anni dal precedente, la band sposta l’asticella non solo con la musica elettronica ma anche con i temi. Scenari apocalittici, denuncia sociale e politica, l’attacco alla transfobia, le relazioni tossiche, la chiusura e sostituzione etnica ma tanto altro. Un coraggio invidiabile da artisti con alle spalle quasi 30 anni di carriera e da chi ha visto tutto, dato tutto, ma non si accontenta, anzi rilancia.
“Realtà Aumentata” dei Subsonica (Samuel alla voce, cori – Boosta alle tastiere, programmazione, cori – Max Casacci alle chitarre, programmazione, cori – Ninja alla batteria, programmazione, percussioni – Vicio al basso, basso fretless) è il decimo album in studio della band. Dopo aver lanciato i singoli “Pugno di Sabbia”, “Mattino di Luce” e “Adagio” che fa parte della colonna sonora originale dell’omonimo film di Stefano Sollima, la band ha tentato anche la carta di Sanremo, ma non è andata in porto. Poco importa, c’è un disco da promuovere e un tour da lanciare che partirà il 3 aprile dal PalaUnical di Mantova e stupirà, come sempre i Subsonica fanno, con effetti speciali.
“Ci siamo ritrovati dopo un bel po’ di tempo con una pandemia in mezzo – ha raccontato Samuel -, ognuno ha fatto anche il proprio percorso artistico solitario… Insomma ci siamo chiesti se era necessario che i Subsonica continuassero a far musica. La rispostà è stata che ‘Realtà aumentata‘ è uno dei nostri album più belli. Abbiamo tantissimi anni di vita insieme e ci sta che ci sia stato un momento critico per la band. Così ci siamo rigenerati, guardati in faccia e siamo ripartiti con l’entusiasmo del primo disco”. Max Casacci ha aggiunto: “Con quasi 30 anni di storia alle spalle è naturale entrare a far parte di un tessuto umano più intimo, di quelli che si possono creare in una famiglia. Non è stato un album facile, prima di rimetterci in moto con una nuova scrittura abbiamo prima verificato se volevamo farlo veramente, così è stato. Ho visto una band capace di orientarsi senza confini in un mondo dove non essendoci punti di riferimento è possibile smarrirsi”. Infine Boosta ha sottolineato l’importanza di far musica anche a chi li segue da anni: “Difficile dimenticarsi delle persone che ti hanno sorriso, offerto caffè o più semplicemente ti hanno scritto delle mail ringraziandoti per aver segnato, musicalmente, le loro vite”.
Uno dei brani più intensi, che tra l’altro è stato lanciato come singolo, è “Mattino di luce”. Protagonista è una persona che decide, contro la famiglia e contro tutti, di ascoltare il proprio corpo e intraprendere un percorso di trasformazione. Un brano importante che si scaglia anche contro i pregiudizi, i dogmi e la transfobia: “Ci sembrava urgente – ha spiegato a FqMagazine Casacci – porre la questione in un contesto culturale e in una società, come quella che viviamo nel nostro Paese, legata ai tradizionalismi e al passato. Ci siamo documentati, non avendo una esperienza diretta, sulle persone trans e abbiamo raccontato quello che per noi è importante e che ricorre in molte nostre canzoni: il concetto di trasformazione e metamorfosi. Avremo comunque modo di approfondire questo tema con varie testimonianze che pubblicheremo sui nostri social”.