Elly Schlein non arretra: la sua candidatura alle Europee del prossimo giugno resta sul tavolo. Nonostante le critiche dell’ex premier Romano Prodi, nonostante il no anche di Paolo Gentiloni. La segreteria del Pd non vuole condizionamenti. E ad Agorà, su Rai Tre, ripete che la sua decisione “prescinde dalle valutazioni di altri leader e di altre forze”, rispondendo a chi le chiedeva se la sua eventuale candidatura sia legata a quella della premier Giorgia Meloni. Il rischio è che il voto per il Parlamento Ue in Italia diventi un duello tra le due leader. Per Meloni potrebbe essere anche un test sulla sua idea di premierato, che prevede l’elezione diretta del capo del governo. Il sondaggio di LaPolis Università di Urbino, in collaborazione con Demos, pubblicato oggi su Repubblica, dimostra che l’idea piace alla maggioranza assoluta dei cittadini: il 55%. Gli italiani chiedono un leader forte che guidi il Paese, ma l’idea non piace agli elettori Pd: solo il 35% dei cittadini che votano dem è a favore.
“Ho sempre detto che è l’ultima delle valutazioni, prima viene il progetto dell’Europa che vogliamo”, ha detto Schlein ad Agorà, aggiungendo che le liste “prima di tutto sono una squadra“. E ancora: “Sono impegnata a costruire una squadra che rappresenti la nostra idea dell’Europa”. La segreteria però non scarta per nulla una sua candidatura, neanche dopo le esternazioni di Prodi: l’idea dei leader di partito capolista per le europee non piace all’ex premier. Nel partito, di giorno in giorno, crescano le critiche e le voci contrarie. La preoccupazione per “il voto di protesta e l’astensionismo” espressa da Schlein nel corso del convegno che ha celebrato Sassoli in Campidoglio potrebbe motivare la sua candidatura. Assieme all’obiettivo di “fermare l’onda nera” in Europa.
Fatta eccezione per Matteo Renzi, però, tutti gli altri leader – da Matteo Salvini a Giuseppe Conte – hanno già fatto un passo indietro. Mentre è ancora ipotizzabile la discesa in campo della premier Giorgia Meloni. In uno scenario del genere si profilerebbe alle urne una sorta di sfida a due tra la leader del principale partito di governo e la segretaria della prima forza d’opposizione in Parlamento. Un test su chi è la donna forte però potrebbe essere un rischio per le Schlein, almeno stando al rapporto curato da LaPolis (Laboratorio di Studi Politici e Sociali dell’Università di Urbino Carlo Bo) con Demos, l’istituto diretto da Ilvo Diamanti. In Italia, la maggioranza dei cittadini – il 55% – appare orientata verso l’elezione diretta del capo del governo. E il 58% chiede un leader forte alla guida del Paese. Percentuale che sale addirittura all‘85% tra gli elettori di Fratelli d’Italia, al 71% tra i leghisti. Ne è convinta anche la maggioranza degli elettori di M5s e Forza Italia. Fanno eccezione, appunto, i cittadini che votano Partito democratico: solo il 35% pensa che il Paese abbia bisogno di essere guidato un leader forte. Solo i dem mettono ancora al primo posto il partito e non credono per nulla all’idea di una democrazia senza partiti (27%), convinzioni che invece è diffusa tra il 44% degli intervistati. Quasi uno su due.