Nono posto in Premier, eliminazione nella fase a gironi della Champions, la questione-Tonali, la perdita di 85,38 milioni di euro nel bilancio del 30 giugno 2023: dopo l’euforia della piazza per l’acquisto del club nell’ottobre 2021 da parte del fondo sovrano saudita e i risultati incoraggianti delle prime due stagioni, nel Newcastle siamo entrati nella cosiddetta “pausa di riflessione”. Stretto tra le regole del FPF Uefa e le regole di profitti e sostenibilità della Premier, il CEO Darren Eales ha ammesso: “Se vogliamo continuare il nostro progresso di crescita, potremmo essere costretti a cedere qualche giocatore importante”. Secondo i rumors di Newcastle, il sacrificato potrebbe essere uno tra Botman, Bruno Guimaraes e Isak. Tonali non rientra nei pettegolezzi: per lo stop legato alla faccenda delle scommesse e per una questione di bilancio. Il suo acquisto sarà infatti completato nell’estate 2024.
Newcastle-Manchester City (fischio d’inizio oggi, sabato, ore 18.30) ripropone in Premier la sfida tra la proprietà araba e quella emiratina. Il City di Guardiola ha slalomeggiato nel corso degli anni tra successi e indagini sulle politiche finanziarie del club. La questione-conti, che sembrava chiusa, è tornata d’attualità qualche mese fa. Il Newcastle, pur nel portafoglio del fondo sovrano saudita, non ha potuto replicare le acrobazie che hanno costretto l’Uefa a investigare i conti del City. Ai paletti della federazione europea si è aggiunto in Inghilterra il peso delle regole di profitti e sostenibilità. Nella rete è caduto l’Everton, penalizzato con un secco –10 in classifica. Una punizione che è suonata come un avvertimento per tutti e a Newcastle vogliono evitare guai. L’obiettivo della proprietà resta quello di inserire i Magpies nell’élite della Premier, allargando il club delle Big Six a Big Seven, ma sono vietate operazioni opache come quelle che hanno scandito il boom del City.
I conti danno e tolgono. I ricavi del Newcastle sono infatti aumentati del 39%, raggiungendo quota 291,16 milioni, ma è esploso il costo dei salari, passando da 19,78 milioni a 217,53. Il club ha investito a tutto tondo e i dipendenti sono passati da 143 a 200, ma la maggior parte del carico stipendi è legato ai calciatori. La Champions ha portato in dote 33,04 milioni, ma l’uscita nella fase a gironi ha chiuso questo rubinetto.
Di fronte a questo scenario, con l’obbligo di rispettare i parametri e nella consapevolezza che la proprietà saudita è tollerata solo in nome dei soldi, bisogna lavorare su più fronti per proseguire il percorso di crescita. Sul fronte sponsor, si cerca un partner per il kit d’allenamento. Si pensa anche a un ampliamento dello stadio, ma il problema è che il St James’ Park – capienza 52mila spettatori – è in pieno centro cittadino e non è facile aumentare la cementificazione dell’impianto. I ricavi da stadio come quelli del settore commerciale sono vitali: l’ipotesi estrema è quella di costruire una nuova casa, ma i tempi, in questo caso, sarebbero lunghi e si dovrebbe fare i conti con i sentimenti della tifoseria, legatissima al St James’.
Il Newcastle ha investito in queste due stagioni anche nel settore femminile e nel centro di allenamento, pagando 14 milioni per terreni in cui sono state realizzate nuove strutture. Un impatto a trecentosessanta gradi, quello dei sauditi, costretti però a frenare l’istinto “spendi e spandi” di fronte alle regole Uefa e Premier. In questo quadro, spicca il prestito di 1,86 milioni di euro concessi a Amanda Staveley, la donna d’affari che è stata regista dell’operazione saudita e possiede una quota del club. Il Newcastle ha rimediato diverse delusioni negli ultimi mesi, ma la posizione dell’allenatore Eddie Howe appare solida. “Il nostro obiettivo è proseguire il rapporto con lui per diversi anni”, le parole del CEO Eales. Come sempre, alla fine conterà il verdetto del campo: la mancata qualificazione alle prossime coppe europee potrebbe pesare non poco nel futuro di Howe. Oggi, contro il City campione del mondo, il primo di una lunga serie di esami.