La multimilionaria austriaco-tedesca Marlene Engelhorn vuole ridistribuire 25 milioni del suo patrimonio ereditario e per farlo chiede aiuto ai suoi connazionali. Circa 10mila austriaci riceveranno una lettera di questo tenore: “Volete partecipare ad un ‘buon consiglio’? Volete contribuire a dividere equamente 25 milioni?”. Tra tutti coloro che risponderanno verranno scelte cinquanta persone che dovranno decidere come distribuire i soldi.
Marlene Engelhorn è pronipote del fondatore del colosso chimico Basf: il suo patrimonio familiare deriva però soprattutto dalla vendita di partecipazioni nel gruppo Boehringer-Mannheim alla Hoffmann-La Roche. La trentunenne giustifica la propria ricchezza con schiettezza: “Ho solo vinto la lotteria della nascita; non credo che la nascita debba decidere che posto ho nella società. Viviamo in una democrazia”. Attiva da due anni nell’associazione internazionale Millionaires for humanity, con altri eredi di immensi patrimoni ha fondato il movimento Taxmenow, affiancando recentemente anche una campagna di Oxfam per una maggiore tassazione dei super ricchi, appoggiata anche dal Fatto Quotidiano.
Scrive libri (ad aprile ha presentato Geld alla fiera del libro di Lipsia), partecipa a talk-show e dimostrazioni per l’introduzione di un’imposta sulle successioni e donazioni anche in Austria, dove non c’è. Molte sono accompagnate da un grosso elefante gonfiabile blu, a simboleggiare l’enormità del problema dell’ingiustizia contributiva di cui si avvantaggiano nel suo Paese gli eredi multimilionari, invisibile ma facile da rimuovere aprendo solamente una valvola. Engelhorn si è pronunciata anche per l’inasprimento delle imposte di successione esistenti in Germania, che definisce “tanto piene di eccezioni come un formaggio svizzero che è difficile non cascarci dentro”. Su denaro e tasse si scontrano le opinioni: Johannes Vogel, sostituto presidente dei liberali della Fdp, in un dibattito televisivo sulla Zdf, ad esempio, ha difeso a spada tratta l’attuale principio che i genitori possano lasciare una casa sino a 200 metri quadri ai figli esentasse, se ci vivono. In generale le imposte di successione in Germania sono ad ogni modo decisamente più elevate che in Italia; la franchigia per il coniuge, ad esempio, è di 500mila euro, la metà rispetto che da noi, e per i figli si ferma a 400mila euro. Nel caso degli immobili, l’imposta di successione viene calcolata poi sul valore sempre crescente che ha il suolo cittadino e così molti non possono pagarla senza un prestito bancario, o vendendo a società immobiliari che ristrutturano e poi elevano gli affitti, alimentando una spirale crescente.
Per Engelhorn lo Stato austriaco, non obbligando al versamento di un’imposta di successione, manca invece ai suoi doveri, e per questo cerca i cinquanta che indichino come destinare i suoi soldi. Quest’autunno gli austriaci eleggono il 28esimo parlamento, il Nationalrat, e la sua iniziativa mira con efficacia a riaprire il dibattito nazionale sul tributo. Il segretario generale del Partito popolare austriaco, Christian Stocker, lo rigetta recisamente: “È un’idea che viene dal baule antitarme dei Linke: ‘Prendiamo ai ricchi per dare ai poveri’ – dice – Noi vogliamo sgravare i cittadini, non oberarli”. Per contro il presidente dei socialisti della SPÖ, Andreas Babler ne fa una condizione per una futura coalizione: “Siamo uno dei pochi Paesi che non tassa gli eredi. Noi, i lavoratori, dobbiamo pagare le imposte, ogni panino con un wurstel è tassato, ma nel caso delle eredità milionarie si guarda dall’altra parte”.
Per sei fine settimana, nell’idea di Engelhorn, i cinquanta prescelti dovranno dunque dibattere e decidere il “buon consiglio”, e riceveranno un indennizzo per il loro impegno. Hanno poche condizioni di partenza, le proposte dovranno essere compatibili con la Costituzione e la Convenzione sui diritti umani e non essere tese al profitto. Melanie Engelhorn non avrà diritto di intromettersi e dando vita ai suoi principi di equità risponde ai dubbi: “Cosa dovrò fare se non mi piace? Dovrò adattarmi. È così in democrazia”.
“È un fatto che in un’impresa in cui la proprietà è in una famiglia, ci siano state anche un’infinità di persone che abbiano lavorato, in diversi ruoli, senza vedere questo patrimonio. Dunque, come può tornare questo denaro alla società?” ha spiegato ancora in un’intervista. Non vuole però entrare nel merito di come un’imposta di successione debba essere strutturata, quanto stimolare il dibattito sociale. Le danno fastidio i suoi privilegi e ritiene di essere favorita ingiustamente dallo Stato austriaco. Marlene Engelhorn è un esempio estremo, vuole cedere il 90 per cento del suo patrimonio allo Stato e che la società, decida come impiegarlo, ma anche se non sono in tanti a seguire il suo esempio, trova buona accoglienza e la sua non è una voce del tutto isolata. Anche in Germania, dove un terzo di tutto il capitale nazionale è concentrato nelle mani dell’1 per cento più ricco, e due terzi distribuito solo entro il 10 per cento, Stefan Bach, esperto fiscale del Deutsche Institut für Wirtschaft Forschung, ha proposto l’elargizione di un capitale di partenza di ventimila euro a tutti i diciottenni da parte dello Stato, finanziato con più imposte ai super ricchi.