E anche quest’anno ci siamo. I jet privati sono pronti, gli alberghi di lusso prenotati, le bottiglie di champagne in fresco. Dal 15 al 19 gennaio, 2.800 tra politici, manager, banchieri e giornalisti “caleranno” nel paesino di Davos, nelle Alpi svizzere dove si tiene l’annuale vertice del World Economic Forum, giunto alla 54esima edizione. Quattro i temi caldi al centro dell’evento. Come da qualche anno a questa parte si discuterà di cambiamenti climatici (arrivando comunque alla conferenza con aereo personale e suv). Si affronterà il tema dei rischi e delle opportunità legati alla diffusione dell‘Intelligenza Artificiale. Ma nell’edizione del 2024, inevitabilmente, si parlerà anche della nuova crisi mediorientale e della persistente crisi ucraina.
In particolare il Forum, a cui parteciperà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy, dovrebbe essere l’occasione per un confronto con gli alleati occidentali per mettere a punto una nuova “road map” per tentare di definire una via d’uscita dal conflitto. Quelle sinora seguite non sono andate come sperato e il conflitto si appresta ad entrare nel suo terzo anno. “Ci stiamo già preparando per il forum di Davos. Per presentare la nostra posizione e le nostre capacità”, scrive Zelenskiy su X, precisando che l’obiettivo è “lasciare un mondo in cui regni la stabilità e dove la libertà significhi qualcosa per i propri figli”, ma anche “dove prevalgano i nostri valori, non la follia di questo o quel dittatore”.
We are already preparing for the Davos forum. For presenting our position and capabilities.
Common capabilities of everyone across the globe who wants to leave a world where stability reigns and freedom means something to their children.
Where our values, not the lunacy of… pic.twitter.com/23FpY33c1v
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) January 13, 2024
Oltre a Zelenskiy arriveranno a Davos altri 60 capi di stato tra cui Emmanuel Macron (Francia), Pedro Sanchez (Spagna), Alexander De Croo (Belgio), Mark Rutte (Olanda)e il nuovo presidente dell’Argentina, Javier Milei. Non ci sarà il cinese Xi Jinping ma la delegazione di Pechino si annuncia nutrita e capeggiata dal premier Li Qiang. Parteciperanno anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il segretario di stato americano Anthony Blinken. Mercoledì 17 gennaio parlerà la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde. Ci saranno anche il segretario generale dell’Onu António Guterres e la direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva. Dall’Italia arriverà solo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Le sessioni di lavoro in agenda sono 200. Mercoledì incontro, a porte chiuse, tra 100 presidenti e amministratori delegati del settore bancario e finanziario.
Il titolo dell’edizione 2024 è Rebuilding Trust, ricostruire la fiducia. È un titolo significativo, che tocca uno dei nervi scoperti delle élite che si incontrano in Svizzera tra cui serpeggia una vaga inquietudine di fondo. Proliferazioni di conflitti, crisi climatiche e potenze emergenti o risorgenti stanno mettendo in crisi la postura delle potenze capitaliste e la sostenibilità di un modello di sviluppo. Un sondaggio pubblicato dal Wef ha mostrato che gli eventi climatici estremi e la propagazione di disinformazione e fake news sono considerate dagli specialisti del rischio come le più probabili cause di una crisi globale nei prossimi due anni. Ma in realtà il malcontento è più profondo. Klaus Schwab, “creatore” del Forum e tuttora presidente esecutivo dell’organizzazione ha dichiarato: “Ci troviamo di fronte a un mondo in cui si moltiplicano le fratture e crescono le divisioni sociali. Ciò produce un’incertezza e un pessimismo pervasivi. Dobbiamo ricostruire la fiducia nel nostro futuro andando oltre la gestione delle crisi, esaminando le cause profonde dei problemi attuali e costruendo insieme un futuro più promettente”. Intanto entrino ostriche e champagne.