Il governo spagnolo si è salvato lo scorso mercoledì da quello che sembrava essere il primo grande fallimento della legislatura grazie agli indipendentisti di Junts. Con l’astensione dei deputati della formazione catalana, l’esecutivo ha approvato due decreti su tre, quello sulla giustizia e quello di proroga delle misure anticrisi, che rischiavano di decadere. Tuttavia, il non voto di Junts è arrivato dopo giorni di intense negoziazioni – che si sono prolungate fino a pochi minuti prima del voto – in cui il governo ha ceduto ad alcune delle pretese avanzate dagli indipendentisti. L’accordo, reso pubblico dopo la votazione con un comunicato di Junts, prevede, tra le altre cose, la delega alla Generalitat di competenze in materia di immigrazione. Un punto che ha sollevato le critiche non solo dell’opposizione ma anche dei soci dello stesso esecutivo, viste le posizioni sempre più radicali di Junts contro i migranti.
Sebbene non si conoscano i dettagli, il comunicato della formazione indipendentista afferma che l’accordo include la delega dei poteri in materia di immigrazione alla Generalitat, sulla base dell’articolo 150.2 della Costituzione, e che questo trasferimento avverrà con l’approvazione di una legge organica specifica. “La delega di questa competenza sarà accompagnata dalle risorse necessarie e consentirà alla Catalogna di adottare una politica adattata ai bisogni e alla realtà del Paese”, recita genericamente il comunicato. Le dichiarazioni di Junts, tuttavia, hanno svelato le pretese della formazione. Il segretario generale, Jordi Turull, ha dichiarato che l’obiettivo è che il governo catalano possa decidere sull’espulsione di migranti recidivi e in situazione irregolare sulla gestione dei flussi migratori e dei permessi di residenza.
La proposta di espellere migranti recidivi non è una novità. Lo scorso dicembre infatti, vari sindaci di Junts della comarca di Maresme (Barcellona) si sono uniti in un fronte comune per denunciare l’insicurezza crescente nella zona, segnalando i migranti come i principali responsabili del problema. “Se non sono venuti a integrarsi e a lavorare come fa la maggior parte della popolazione non c’è posto per loro a casa nostra”, disse in quell’occasione il sindaco di Calella, Marc Buch. La svolta di Junts verso un discorso più duro sull’immigrazione non solo ha l’obiettivo di logorare il peso politico di Esquerra Republicana, che ora governa in solitario la Catalogna, ma anche di competere per i voti con Aliança Catalana, una formazione indipendentista di estrema destra e xenofoba.
Sebbene il governo stia minimizzando il contenuto dell’accordo e abbia affermato che sarà necessario un lungo dibattito per stabilirne i dettagli, le critiche non si sono fermate. La negoziazione a porte chiuse del governo con Junts ha sollevato un certo malessere non solo tra i soci dell’esecutivo ma anche tra le stesse fila del Psoe. Erc ha criticato l’esecutivo per averli tenuti all’oscuro della negoziazione e il portavoce del partito nel Congresso de Deputati, Gabriel Rufián, ha affermato su X (prima Twitter) che “la sinistra deve essere decisa nella difesa di un modello di sicurezza e nella lotta contro la delinquenza, ma la sinistra è anche antifascismo e deve essere decisa nel denunciare i discorsi che la vincolano al povero e al migrante”, ha scritto in allusione a Junts.
Il Partito Popolare, che ha definito “clandestino” l’accordo, sta studiando di ricorrere al Tribunale Costituzionale su alcuni punti del patto, mentre il portavoce dei Popolari nel Congresso, Miguel Tellado, ha definito Sánchez come il presidente più debole del Paese perché “è stato sequestrato e ricattato dagli indipendentisti”.
Ma le critiche più dure sono arrivate dal suo stesso partito. Emiliano García-Page, storico socialista e governatore di Castiglia-La Mancia che si era mostrato critico anche verso la legge di amnistia, ha definito la nuova situazione politica desolante. “Mi sembra incredibile che per approvare dei decreti ben intenzionati sia necessario mercanteggiare la sovranità nazionale”, ha affermato. Page, contrario all’accordo con gli indipendentisti, considera che il governo stia sbagliando a cedere competenze in materia di immigrazione a un partito che definisce “suprematista e xenofobo”.
Dopo una sessione parlamentare agonica e un accordo di cui si conosce ancora poco, il principale interrogatorio riguarda la salute e la stabilità del governo. “Non possiamo avere una politica fatta di un infarto dopo l’altro”, ha detto Page. L’esecutivo, però, continua a mandare sempre lo stesso messaggio: bisogna procedere passo dopo passo.