C’è l’ex capo della segreteria del Pd, Nicola Oddati, a lungo braccio destro di Nicola Zingaretti, tra le 11 misure cautelari eseguite stamane a Napoli con accuse di corruzione, traffico di influenze illecite e turbativa intorno ad appalti del Rione Terra di Pozzuoli. Oddati è destinatario di un ordine di carcerazione per turbativa d’asta e traffico d’influenze: attualmente lavorava come dirigente di staff della Regione Campania, su nomina del governatore Vincenzo De Luca, con ufficio a Roma e il compito di curare i rapporti istituzionali dell’ente regionale con la Conferenza delle Regioni.
Il nome di Oddati spicca tra le misure cautelari chieste e ottenute dalla Procura guidata da Nicola Gratteri – pm Sergio Ferrigno, Stefano Capuano, Immacolata Sica – che hanno colpito anche l’ex sindaco Pd di Pozzuoli e consigliere comunale Vincenzo Figliolia (in carcere per corruzione), l’imprenditore puteolano Salvatore Musella (in carcere per corruzione e traffico d’influenze), amministratore della Cytec srl direttamente coinvolta nell’appalto dei Rione Terra, l’ex presidente dell’Ente Nazionale Italiano del Turismo Giorgio Palmucci (in carcere per turbativa d’asta), attuale vice presidente Confindustria Alberghi Italia. Obbligo di firma per l’ex consigliere regionale della Calabria Sebastiano Romeo e per l’ex consigliere provinciale Pd di Taranto Luciano Santoro, accusati di traffico d’influenze illecite. A notificare le 11 misure cautelari i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza e i poliziotti della Squadra Mobile di Napoli.
L’inchiesta deflagrò nell’aprile 2022 con le perquisizioni di una dozzina di indagati. Gli investigatori del nucleo Pef della Finanza di Napoli lavorarono su una mole di intercettazioni e di relazioni fotografiche dalle quali emersero tracce di appalti cuciti su misura per Musella, amico di Oddati, che si prestava agli interessi dell’imprenditore fornendogli informazioni riservate ed introducendolo nei salotti delle decisioni politiche. Le indagini si concentrarono in particolare sugli appalti di riqualificazione del Rione Terra e sul progetto di un parcheggio multiplano nell’ex cava Regia.
In alcune di queste fotografie si vedeva l’esito di un controllo allo zaino di Oddati compiuto alla stazione centrale di Roma: conteneva 14 mila euro in contanti. Oddati li giustificò affermando che erano i soldi del tesseramento Pd di Taranto, di cui all’epoca era commissario. Fu sbugiardato dal tesoriere nazionale Walter Verini, che sentito dai pm disse: “Noi accettiamo solo contributi tracciabili ed eventualmente corrisposti nel rispetto delle leggi… certamente non è usuale e le modalità in atto per il tesseramento sono altre”.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, grazie alla intermediazione di Oddati e al contatto privilegiato di Musella con il sindaco protempore di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, sarebbe stata manipolata l’aggiudicazione della concessione del Rione Terra anticipando a Musella i requisiti di partecipazione alla gara. Non solo: secondo gli investigatori della Squadra Mobile e della Guardia di Finanza, sarebbe stata anche predisposta l’individuazione dei partner dell’imprenditore puteolano, la designazione dei componenti della commissione di valutazione delle proposte. Tutto però è stato sventato dall’inchiesta che oggi ha portato il gip di Napoli a emettere undici misure cautelari. Sempre secondo gli inquirenti Musella sarebbe stato aiutato dai suoi stretti collaboratori (Salvatore Della Corte, Gianluca Flaminio e Antonio Carrabba), da un dipendente del Comune di Pozzuoli (Angelo Tortora), da Giorgio Palmucci presidente protempore di Enit – componente della Commissione valutatrice delle offerte per l’aggiudicazione della concessione – oltre che da Giovanni Bastianelli, all’epoca direttore esecutivo dell’Enit. Musella avrebbe anche beneficiato dell’intermediazione illecita di Oddati anche con Luciano Santoro (ex consigliere provinciale di Taranto) e con Sebastiano Romeo (ex segretario provinciale del PD di Reggio Calabria) nell’ambito di appalti per la ristrutturazione, rispettivamente, di “Palazzo Carducci” a Taranto e del complesso scolastico “B. Chimirri” di Catanzaro.
L’imprenditore Musella, utilizzando collaboratori e dipendenti, avrebbe corrisposto una lunga serie di favori finalizzati all’aggiudicazione di un importante appalto a Pozzuoli, quello per la realizzazione e gestione di un imponente complesso turistico-alberghiero sulla Antica Rocca della città puteolana. Secondo la Procura di Napoli, per mettere le mani sull’Antica Rocca di Pozzuoli, insediamento che si affaccia sul Golfo sovrastando il porto, sgomberato a causa del bradisismo e poi interamente ristrutturato, avrebbe versato periodicamente somme di denaro all’ex dirigente nazionale del Pd Nicola Oddati. Ma non solo: gli avrebbe messo a disposizione tre vetture e regalato abiti su misura e soggiorni in hotel, anche per la sua compagna, oltre a ristrutturazioni edili per se e per lei.